Lanciano (Ch) - "Voleva costringermi a diventare prete. E mi diceva che quello era il mio destino, deciso da Dio. Ha cercato di impormi questa scelta, di indirizzare la mia vita in tal senso, ma mi sono opposto...". A parlare è Luca G., 32 anni, di Lanciano, uno dei testimoni chiave nel processo a carico di don Andrè Luiz Facchini, classe '74, nato ad Umuarama in Brasile, sacerdote della diocesi Lanciano-Ortona e che attualmente si trova nel suo Paese d'origine. L'uomo è imputato per aver plagiato e soggiogato, con "abusi di poteri e violazioni di doveri", alcuni appartenenti all'associazione "Legio Sacrorum Cordium", della quale era fondatore, presidente e legale rappresentante e che aveva sede nella ex parrocchia di Sant'Agostino. Ha "manipolato e destabilizzato la psiche dei ragazzi fino al punto da annullare la loro autonomia di percezione e decisionale": così recita l'accusa. 

Davanti al giudice Andrea Belli, l'unico teste della giornata conferma, con un racconto distaccato, quello che sostanzialmente hanno già detto i giovani che l'hanno preceduto. Ossia le punizioni corporali, le abitudini di vita indotte. "Non erano obblighi - afferma - ma se non rispettavi i suoi ordini, se non ti sottoponevi alle sue penitenze, lui ti emarginava, ti escludeva...".  Martellava gli adepti con frasi sul demonio che... "avrebbe avuto il sopravvento..." e ripetendo che "nei sogni o durante le preghiere" interloquiva "con santi, angeli custodi, Madonna...” ed erano loro a suggerirgli come indirizzare i giovani componenti della Legio. Tante regole, raccolte nel “Manuale di preghiera” che veniva consegnato agli iscritti e che erano riportate nello statuto dell'associazione. “Di cui sono stato uno dei fondatori", dichiara il testimone. All'inizio sembravano rose e fiori, a mano a mano, con gli anni, la situazione è degenerata. Con i ragazzi torchiati a livello psicologico. "O fai così o il diavolo...", era il ritornello. "O segui questa regola o alla tua famiglia succederà...", e giù ad elencare disgrazie. "Per quanto mi riguarda mi ha pressato affinché prendessi i voti sacerdotali. Ma non avevo la vocazione e poi ero innamorato di una ragazza, quella che è diventata mia moglie". Anche lei, la moglie, frequentava quel gruppo e, per l'esperienza nella Legio, ha dovuto far ricorso a cure psichiatriche. 

Poi il rito della fustigazione. "Io ho preso 6 frustate sulla schiena, durante un ritiro spirituale a Vigolo, in provincia di Bergamo. Frustate inferte, con la corona del rosario a grani grossi, per salvare due anime...". Ogni anima - secondo Facchini - veniva salvata con tre frustate e recitando il "Gloria al padre" mentre si veniva picchiati. 
 E' stato in questa circostanza - fa comprendere il giovane teste - che ha iniziato a prendere coscienza del fatto che ciò che accadeva in quell'ambiente non era normale... 16 giugno 2016


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