Lanciano (Ch) - Violava il segreto della confessione. Riferiva in giro di “casi di aborto, di problemi nei rapporti di coppia, di difficoltà finanzarie...”, informazioni apprese da dietro il confessionale, grazie all'abito talare, e che avrebbe dovuto quindi custodire gelosamente. Spifferava quel che poteva e, se capitava, sparlava di altri sacerdoti e dei loro “vizietti”... E' quel che emerge, seppur con difficoltà, tra una contestazione e l'altra, nella terza udienza del processo a carico di don Andrè Luiz Facchini, classe '74, nato ad Umuarama in Brasile, sacerdote della diocesi Lanciano-Ortona, che attualmente - dopo che è scoppiato lo scandalo che lo ha fatto finire alla sbarra - , si trova nel suo Paese d'origine. Il prete è sott'accusa per aver plagiato e soggiogato, con "abusi di poteri e violazioni di doveri", alcuni appartenenti all'associazione "Legio Sacrorum Cordium", della quale era presidente e legale rappresentante e che aveva sede nella ex parrocchia di Sant'Agostino. Ha “manipolato e destabilizzato la psiche dei ragazzi fino al punto da annullare la loro autonomia di percezione e decisionale": questo è scritto nei capi d'imputazione. 


Escussi a lungo, oggi, due testi della pubblica accusa comparsi davanti al giudice Andrea Belli. Tentennano, farfugliano e tirano fuori tanti, forse troppi “non ricordo”... “Sono stato nella Legio Sacrorum Cordium – racconta Italo P., di Lanciano - dal 2004 al 2011”. Nel gruppo anche i suoi genitori. “Io – riferisce invece Nicola C., di Lanciano – sono rimasto nella Legio dal 2008 al 2014”. “C'erano obblighi?”, chiede il pm Delfina Conventi. “Obbligo di confessarsi esclusivamente con Facchini, dal momento in cui lui diventava nostro padre spirituale”. Obbligo di non rientrare a casa dopo la mezzanotte: tassativo essere a letto prima delle 3, perché quella è l'ora del diavolo. Obbligo di non avere contatti o relazioni sentimentali al di fuori dell'associazione, “perché potevano portarci alla perdizione, perché dovevamo avere solo amicizie in Cristo”. Obbligo di non frequentare bar, pub o discoteche. Obbligo di non bere alcolici e di non fumare. Obbligo di non avere pulsioni sessuali. Obbligo, per alcuni, di non usare il motorino o il cellulare. Obbligo di non avere rapporti prima del matrimonio. Obbligo di riferire al prete ogni gesto del proprio quotidiano. Obbligo di non indossare gonne corte per le donne. “Erano imposizioni...”. “Lui lo imponeva... – è la risposta del teste, che cerca di barcamenarsi – ma eravamo liberi di scegliere”.


 Una marea di regole, contenute anche nel “Manuale di preghiera” che veniva consegnato agli iscritti e nello statuto dell'associazione. “E se queste regole non vevivano ossevate?” “Non erano ordini... Erano consigli – cincischiano i testi – suggerimenti, indicazioni, sollecitazioni... Però.. “Ci richiamava. A volte esagerava. E' capitato – dice il primo - che sia stato moralmente aggredito: avevo fatto qualcosa che a lui non era piaciuto, e mi ha rimproverato. Offeso. Mi ha anche declassato dal ruolo di vice presidente del “Cenacolo” ". 
“Il prete aveva particolari contatti?” “Sosteneva di interloquire, nei sogni o durante le preghiere, con santi, angeli custodi, Madonna...”. Che, di volta in volta, suggerivano al sacerdote... la via... la giusta condotta... “quel che era meglio per i giovani componenti della Legio”. Anche se “si potevano sposare o fidanzare... Quante volte si dovevano incontrare a settimana e se potevano scambiarsi baci...”. 


“Venivano imposte penitenze? Quali?” “Bisognava baciare il pavimento della chiesa, fare il segno della croce con lingua per terra nei luoghi dove ci riunivamo, osservare digiuno, percorrere perimetro del santuario strisciando con le ginocchia...”. Nei momenti di “tentazione” sessuale o di pensieri impuri bisognava “stare con le mani sotto le ginocchia...”. Una vita parrocchiale intensa, fin troppo... Con messe di guarigione superaffollate, raduni nelle case degli adepti per pregare – durante una di queste sedute, a Lanciano, con un veggente, c'è stata anche l'apparizione della Madonna -, e ritiri spirituali molto sentiti... Come quello a Vigolo, in provincia di Bergamo, quando Facchini decise che era giunto il momento di “fare disciplina”... Come? Prese a frustate, sulla schiena, alcuni dei ragazzi che erano con lui... “La flagellazione... con un rosario dai grani grossi... per salvare le anime dei vivi e dei morti, mentre veniva recitato il “Gloria al padre”...”. “Lei ha preso colpi?” “Tre”, ammette il primo teste. “E le sono rimasti i segni? “Sì”. “Ha avuto dolore?” “Sì...”. “Ma come in precedenza aveva detto di no...”. “Sofferenza spirituale, non fisica...”. “Io ho avuto 6 frustate – riferisce il secondo -. Ma non mi sono lamentato. Era una mia scelta. Ero consapevole...”. Era così, tra visioni di efficienti angeli custodi, disposizioni impartite direttamente dalla Vergine e dai santi e divieti da osservare per allontanare il demonio, sempre in agguato... Prossima udienza il 16 giugno. 19 aprile 2016



Serena Giannico



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