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Pescara - Frattura multipla del femore, della mandibola sinistra inferiore, dell'ulna del braccio destro e la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro. Più che sufficiente per comprendere che è stato un incidente con brutte conseguenze quello capitato a Felice Di Battista, il ventottenne insegnante di religione di Sant'Eusanio del Sangro centrato in pieno da un auto domenica sera a Lanciano in Via Martiri VI Ottobre. "Una botta violentissima. Poi il buio. Mi è caduto il mondo addosso. Frastornato, confuso mi sono ritrovato in ospedale a Pescara. Me la sono scampata per miracolo. Potevo rimetterci la vita". 

La sala operatoria è alle sue spalle: è stato necessario effettuare per ora l'intervento al femore. Felice stava con amici sul marciapiede, poi un passo al di là da solo e un'auto gli è piombata addosso come un missile. Senza frenare, dal racconto della donna sembrerebbe non l'abbia visto. "Non ricordo nulla dell'incidente. È come un black-out. Gli amici mi hanno raccontato che ho battuto la testa al parabrezza dell'auto (una Opel Corsa guidata da R.C.D. una quarantasettenne di Arielli che procedeva verso piazza Cuonzo), poi di rimbalzo ancora sul montante della portiera. E per finire, giù con la testa a peso morto sul marciapiede". Attimi di panico e urla fra gli amici, con i quali stava scattando foto ad una villetta con gli addobbi di Natale, che hanno allertato subito il 118. "Ho perso conoscenza, dopo qualche minuto ho riaperto gli occhi e cominciato a parlare. A farfugliare. Mi hanno fatto il terzo grado! Nomi, cognomi, anni, dove abitavo...". Davanti ad una situazione critica, visto l'impatto violento, nell'ipotesi che anche gli organi interni avessero subito danni, il giovane è stato immediatamente trasportato all'ospedale di Pescara, nel frattempo "dicevo sempre le stesse frasi, come un ritornello". Dai primi esami, escluso il trauma cranico con conseguenze neurologiche, "i medici, nonostante le fratture multiple, mi hanno detto che sono un miracolato, che andrò sotto i ferri diverse volte ma che sono stato fortunato". 

Nel giro di qualche ora, una miriade di messaggi di solidarietà, di incitamento alla vita: "Mi hanno letteralmente intasato il cellulare di sms, poi la posta elettronica e i messaggi su whatsapp, oltre a Facebook, tutti a sostenermi. Non mi aspettavo nulla di tutto ciò, uan sorpresa bellissima". Perché? "Perché oggi tutti hanno fretta, corrono. Tutti dicono che manca la solidarietà, la vicinanza. Ed invece ho capito che basta poco per far partire una marea di bene. Mi hanno chiamato anche preti e vescovi!". Felice ogni tanto riprende fiato, la stanchezza si fa sentire così come l'effetto dell'anestesia. Attorno, da diversi giorni, ha la ragazza Francesca (che nei minuti successivi all'incidente diceva al telefono: "Pregate per lui, vi scongiuro..."), ragazza che ha vissuto momenti di angoscia. Poi, dentro la stanza del reparto di Ortopedia, è un via vai di familiari e amici che lo tirano su di morale: "Felice, ma hai visto che hai combinato a quell'auto? Sembra sia andata a sbattere contro un cinghiale! Adesso gliela ricompri alla signora!". 
"Ora devo riposare un po'", confida a filo di voce. "Aspetta, aspetta un attimo. Voglio dirti una cosa... Sai, la signora... mi dispiace molto per quella mamma che era alla guida dell'auto. È una cosa che può capitare. Sono solidale con lei che, credo, sarà tramortita quanto me pur non avendo riportato ferite". 17 nov. '16 

Alessandro Di Matteo

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