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Lanciano (Ch) 01 ott. '14 - I lavori di ampliamento dell'istituto De Titta di Lanciano, del costo di 1.630 milioni di euro provenienti da fondi regionali per la costruzione di 16 nuove aule e abbattimento dell'ex scuola all'aperto, destano preoccupazione al Fai ( fondo ambiente italiano) di Lanciano che ha presentato alcune considerazioni. "Mille sono le contraddizioni di questa scelta - spiega Marlina Corsaro capodelegazione Fai di Lanciano - da un lato si dice di voler riqualificare un'area verde e storica e dall'altro ci si costruisce un fabbricato che non ha nessun rispetto per la luce e il decoro dei monumenti secolari che preesistono in quel luogo; si dice di voler mettere in sicurezza un fabbricato scolastico, ma i fondi reperiti vengono spesi per un fabbricato nuovo e nulla viene investito nell'adeguamento sismico del fabbricato scolastico esistente o per i monumenti dislocati su quell'area".


Alla presentazione dell'accordo di programma tra Comune di Lanciano e Provincia di Chieti, avvenuta il 19 settembre, il sindaco di Lanciano Mario Pupillo aveva assicurato che il progetto di ampliamento aveva avuto l'approvazione della sovrintendenza ai beni architettonici, beni ambientali e vigili del fuoco. Secondo la Corsaro, invece, manca una tutela della storia lancianese e poca considerazione per quanto riguarda l'aspetto turistico: "L'attuale amministrazione comunale ha più volte affermato di voler puntare al turismo valorizzando l'accesso al centro storico da corso Roma e l'area intorno al Torrione Aragonese, ma con questa realizzazione eliminerà ogni possibilità di recupero delle antiche mura che risalivano dalla torre alla porta di Santa Chiara. Neppure si può tacere del reperto sotterraneo recentemente scoperto al centro della rotonda di Santa Chiara,che ha riportato l'attenzione sulla possibile valorizzazione dell'originale fossato medievale che dalle Torri Montanare si ricongiunge al Torrione. Né si può dimenticare che le fondazioni del fabbricato in oggetto andranno ad insistere sulle antiche fortificazioni ora sepolte, sulla zona del fossato medievale e sull'area del terrapieno realizzato nel XV secolo e che, pertanto, la realizzazione di tali fondamenta dovrà avvenire su pali il cui scavo e collocazione che andranno sicuramente a intaccare le antichità sottostanti, anche in considerazione del fatto che la vasta area di terreno di riporto potrebbe restituire parecchi reperti di inestimabile valore archeologico".  


La nuova struttura dovrebbe essere pronta tra circa due anni e mezzo: "In definitiva, l'eventuale realizzazione di un fabbricato nelle adiacenze del Torrione Aragonese e delle mura della città ci lascia allibiti e ci trova fermamente contrari. Con forza torniamo a difendere l'integrità e il decoro dei monumenti lancianesi, promuovendoli come risorsa per il turismo e come elementi fondamentali per la valorizzazione della memoria e della bellezza. Per noi le immagini della città da presentare ai turisti sono quelle di una città attenta a migliorare il suo aspetto e a proporre, rispettandola, la sua magnifica storia, così come si fa in tante altre città italiane. Sappiamo benissimo tutti che l'area dei giardini, già delle clarisse, è una delle più importanti e belle della nostra tanto ammirata città antica. Per questo ci auguriamo una revisione del progetto tenendo in massimo conto le motivazioni della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio storico-ambientale". 


Il progetto a breve andrà in Consiglio comunale per l'approvazione definitiva mentre era già stata fatta una variante al Prg (Piano regolatore generale comunale), per il Fai si potrebbe percorrere una strada alternativa: "Le amministrazioni dimenticano che la scelta di continuare ad espandere l'Istituto in quel luogo si può considerare strategicamente sbagliata, essendo il centro storico e le aree adiacenti non dotati di parcheggi necessari e strade agevoli. In altri luoghi si potrebbe realizzare un edificio scolastico con tutti gli standard urbanistici necessari. Ci teniamo a precisare che non siamo contro il progetto di ampliamento dell'istituto ma sull'occupazione di un'area inedificata da cinque secoli".

Piergiorgio Di Rocco

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