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Lanciano (Ch) - Un accordo sindacale, un contratto aziendale non può rappresentare una deroga alla legge e "non può peggiorare i livelli di trattamento e le condizioni stabilite" dalla legge stessa. E' il principio ribadito in una sentenza emessa ieri dal giudice del Lavoro del tribunale di Lanciano, Cristina Di Stefano. E per ciò Sevel Spa è stata condannata per "non aver pagato i permessi elettorali ad alcuni lavoratori impegnati nei seggi elettorali" nel 2014.

Elezioni regionali, comunali ed europee del 24, 25 e 26 maggio di tre anni fa. Furono parecchi i lavoratori della Sevel di Atessa (Ch) impegnati nei seggi elettorali, soprattutto come rappresentanti di lista. I vertici dello stabilimento del Ducato per non retribuire i dipendenti assenti, per qualche giorno, hanno sospeso l'attività, per poi imporre i recuperi. Ma l'escamotage non ha "salvato" l'azienda... La legge in materia elettorale dispone che "in occasione di tutte le consultazioni elettorali … coloro che adempiono funzioni presso gli uffici elettorali, ivi compresi i rappresentanti di lista, […], hanno diritto ad assentarsi dal lavoro... I giorni di assenza sono considerati, a tutti gli effetti, giorni di attività lavorativa. Hanno diritto al pagamento di specifiche quote retributive, in aggiunta alla ordinaria retribuzione mensile, ovvero, a riposi compensativi...". Così non è stato. 

Sevel si è appigliata ad un accordo stipulato il 6 febbraio 2012 con Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic e Ugl Metalmeccanici che recita "che nelle occasioni elettorali lo stabilimento potrà essere chiuso per il tempo necessario e la relativa copertura retributiva sarà effettuata con il ricorso a tutti gli istituti retributivi collettivi (par e/o ferie) e che l’eventuale recupero della produzione sarà effettuato senza oneri aggiuntivi a carico dell’azienda. Il riconoscimento dei riposi/pagamenti in materia elettorale, sarà effettuato, esclusivamente nei confronti dei presidenti, dei segretari e scrutinatori...". Nessun riconoscimento, dunque, ai rappresentanti di lista: questo secondo Sevel, ma non secondo il legislatore e secondo la Cassazione. 

Sono stati 6 i lavoratori che, su iniziativa dell'Usb (Unione sindacale di base) e assistiti dall'avvocato Enrico Raimondi del foro di Chieti, si sono rivolti alla magistratura, non soddisfatti del trattamento ricevuto. E hanno avuto ragione. Secondo il giudice, infatti, "i ricorrenti, in qualità di rappresentanti di lista impegnati nelle operazioni di voto, avrebbero avuto diritto, per le giornate non lavorative di sabato 24, di domenica 25 maggio e di lunedì 26 maggio (nella quale l’attività lavorativa era sospesa per tutti i lavoratori dello stabilimento sulla base del comunicato aziendale numero 14/2014), a tre giorni di riposo compensativo da godere nelle successive giornate o, in alternativa, al pagamento delle specifiche quote retributive in aggiunta alla retribuzione ordinaria, in ogni caso, senza alcuna decurtazione di ferie e Par o Rol residui e senza imposizione di alcun recupero produttivo". Invece, violando la legge, il riposo non c'è stato, soldi in più non ci sono stati e sono stati imposti i recuperi produttivi. Sevel è stata condannare a mettere mano al portafogli e a dare, ai ricorrenti, la retribuzione aggiuntiva. Deve inoltre pagare le spese. 

Soddisfatto Fabio Cocco, responsabile provinciale Usb lavoro privato che dice: "Una vicenda che ha avuto il giusto epilogo". E aggiunge: "In Sevel, a seguito di una nostra denuncia in merito alla violazione dell'orario di lavoro notturno, ci sono stati anche controlli da parte dell'Ispettorato del lavoro di Chieti. Diversi interinali venivano obbligati a fare turni di straordinario dopo le 8 ore del turno di notte, in netta violazione della legge. La visita ispettiva ha evidenziato diverse irregolarità. Sono state comminate sanzioni. Ristabilito un minimo di giustizia". 12 settembre 2017

Serena Giannico

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