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Una regione che frana, l'Abruzzo, inestimabile il patrimonio territoriale andato perduto. Sono centinaia le segnalazioni arrivate al Genio civile, a Pescara, e che continuano ad arrivare ogni giorno. Si tratta di amministratori locali, sindaci che tentano di appellarsi ad altri enti, per garantire ai propri cittadini un intervento immediato. I fondi però non ci sono, non si trovano nei Comuni e tantomeno nelle Province. E dopo settimane di smottamenti, crolli ed evacuazioni non si riescono neanche a quantificare i danni. "Non contiamo più il numero di interventi ormai - spiega Emidio Primavera, dirigente del Genio civile regionale di Pescara -. Dobbiamo correre tra le province di Chieti e Pescara e riceviamo chiamate notte e giorno. Il primo episodio critico  è stato quello di Villa Celiera, nel Pescarese, che si è verificato qualche settimana prima che iniziassero le frane a catena. E la situazione è ancora instabile, le famiglie evacuate non possono tornare a casa, è una terra in continuo movimento. Di certo sappiamo solo che per ora il governo ha stanziato un milione e mezzo, ma è soltanto una parte di quanto occorrerebbe". Tra i recenti straordinari disastri c'è quello di Fraine - Civitella Messer Raimondo (Ch), dove qualche giorno fa si è aperta una voragine, insanabile, sulla strada provinciale, l'arteria più importante di collegamento della zona. Oggi si esclude che quella tratta, che in sostanza è sprofondata, possa essere recuperata: "Si è parlato di costruire una galleria - dice Primavera -, ma non costerebbe meno di 10 milioni di euro. L'unica soluzione sarebbe intervenire su un tracciato alternativo, è tecnicamente impossibile agire diversamente. Certo, si allungherebbe di poco il percorso ma con un mese la nuova strada potrebbe essere pronta e verrebbe a costare un milione, un decimo di quanto si spenderebbe per rimettere in sesto una strada sempre e comunque sottoposta a rischi". Troppi gli interventi urgenti richiesti nel Vastese e in Val di Sangro: "La procedura è sempre la stessa - continua Primavera -, si tenta, dove è possibile, di ripristinare la viabilità e mettere in sicurezza le strade nel minor tempo possibile con quei pochi fondi di cui disponiamo. Questo non significa lavorare male, ma bisogna fare i conti con la realtà e ammettere che le strade che siamo stati abituati a percorrere, in qualche caso, non possono essere recuperate. Lavorare sulle tratte alternative, nei casi estremi, è l'unica soluzione". Un territorio che si trasforma, che va ridisegnato. E le frane non cessano e si portano via tutto ciò che trovano sul percorso. Decine di paesi isolati a causa dei problemi alla viabilità ma anche alle condotte dell'acqua, alle linee elettriche. E da dove si comincia? "Il nostro compito è quello di valutare le priorità - prosegue Primavera -, anche se non è facile. I sindaci continuano a sommergerci di richieste e li capiamo, ma nella provincia di Chieti abbiamo una sola persona che può intervenire, a Pescara due. Impossibile descrivere che tipo di mole di lavoro stanno sopportando". Ma a chi spetta prendersi carico degli oneri in questi casi? "Per legge gli interventi su versanti instabili per mettere in sicurezza strade e ponti spettano all'ente a cui appartengono - spiega Primavera -. Poi ci rendiamo conto che Comuni e Province sono in rosso e allora facciamo quello che possiamo. I fondi predisposti dalla Regione per il dissesto idrogeologico sono di 800 mila euro. Ora ci troviamo davanti ad almeno un miliardo e mezzo di danni. Di questi 800 mila euro poi neanche una parte era stata assegnata alla manutenzione stradale. E dobbiamo sperare che non si verifichino ulteriori catastrofi".   27 marzo '15


Azzurra Caldi

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