L'Aquila - Più di 100 volontari al giorno e 30 mezzi. Oltre 20 gli interventi dei mezzi aerei. Il bilancio delle superfici percorse dal fuoco è ancora in fase di verifica ma si parla di mille ettari. 
Il bollettino degli incendi racconta che il cuore dell'Abruzzo continua a bruciare. 

Nel corso della notte si è riattivato l'incendio sulla montagna di Aragno, frazione dell'Aquila. Più di 8 lunghi giorni spesi nel tentativo di domarlo con un canadair che questa mattina ha ricominciato a fare spola dal lago di Campotosto, dove viene prelevata l'acqua.

Altro devastante rogo a Collelongo (Aq): qui attualmente è in azione un elicottero dei vigili del fuoco e sono bruciati circa 80 ettari su una collina a nord del centro abitato. Le fiamme hanno incenerito una casa, fortunatamente, disabitata.

A bruciare, di nuovo, anche il monte Siella, versante pescarese del Gran Sasso, nel territorio comunale di Farindola, subito sopra Rigopiano. I focolai continuano a preoccupare, uno di essi è proprio nei pressi del punto di distacco della valanga che lo scorso 18 gennaio ha travolto e distrutto l'Hotel Rigopiano, provocando 29 vittime. Impiegati nell'area un canadair e un elicottero. 
L'incendio si è sviluppato sabato nell'area di Fonte Vetica, nella piana di Campo Imperatore. Le fiamme sono partite da un barbecue lasciato acceso, dopo un raduno di ovini a cui hanno preso parte in migliaia. Il rogo, dopo aver interessato le praterie della piana, nell'Aquilano, ha raggiunto e superato la montagna circostante, bruciando prima la pineta e poi la faggeta, fino a raggiungere il versante pescarese e il monte Siella. La Procura dell'Aquila ha aperto un'inchiesta. Dieci finora i giovani identificati dagli investigatori: si tratta di un gruppo di campeggiatori di Pescara, rintracciati grazie ad alcuni numeri di targa annotati da testimoni nell’immediatezza dei fatti. "Siamo scappati perché abbiamo avuto paura delle fiamme che si sono sviluppate vicino a noi"; questo il racconto dei primi ragazzi ascoltati in questi giorni dagli agenti del nucleo specializzato Nipaf della Forestale dell’Aquila (ora inglobato all’interno dei carabinieri) nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura proprio sul rogo del Gran Sasso. Non tutti però sono fuggiti: c’è chi è rimasto per dare aiuto ai soccorsi. Gli investigatori consegneranno al sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, Fabio Picuti, i nominativi di chi ha materialmente partecipato all’accensione del barbecue: saranno accusati di incendio colposo.

E poche ore dopo le fiamme hanno invaso il bosco sovrastante Santi di Preturo, con volontari impossibilitati a raggiungere la zona perché già impegnati tra Aragno e Campo Imperatore.

"E' utile tornare a ricordare - dice il sottosegretario regionale con delega alla Protezione civile, Mario Mazzocca -  che la maggior parte degli incendi boschivi è causata da comportamenti superficiali o, spesso, dolosi e che la collaborazione dei cittadini può essere decisiva nel segnalare tempestivamente al numero di soccorso dei Vigili del  fuoco, il 115, anche le prime avvisaglie di un possibile incendio boschivo. Fornendo informazioni il più possibile precise, si contribuisce in modo determinante nel limitare i danni all’ambiente, consentendo a chi dovrà operaredi intervenire con tempestività, prima che l’incendio aumenti di forza e di capacità distruttiva”.
E poi ci sono le responsabilità istituzionali. 

"Con la soppressione della Forestale - attacca Riccardo Mercante, M5S - dei circa ottomila forestali soltanto 361 sono stati assegnati ai vigili del fuoco, a dispetto di ogni logica e del buon senso. I fondi destinati dalla Regione Abruzzo alla convenzione antincendi boschivi con i vigili del fuoco si sono dimostrati del tutto insufficienti ed inadeguati: prevedibile che una sola squadra di vigili del fuoco per provincia non potesse essere assolutamente sufficiente".

Ancora più lapidaria la riflessione del Comitato delle vittime del Rigopiano: "Il 16 Luglio abbiamo organizzato un concerto di musica sinfonica a Rigopiano, in memoria dei nostri 29 angeli. Ci sono stati diversi incontri e sopralluoghi per individuare l'area più adatta su cui montare il palco e i gazebo, e una serie di richieste da parte di chi doveva autorizzare l'evento e occuparsi della sicurezza. Inizialmente alcune precauzioni da parte dei Carabinieri, dell'Ente Parco e del Comune di Farindola ci sembravano eccessive - visto che erano previste non più di 400/500 persone - e le abbiamo commentate e criticate fra noi familiari del Comitato... 

In particolare ci ha sconvolto la necessità di 'aree di manovra e vie di accesso/fuga', le stesse che sono mancate il 18 gennaio...
Tuttavia ci siamo attenuti alle regole, assicurando la presenza di: wc igienici, ambulanza, medici rianimatori, una manichetta per eventuali incendi che potevano svilupparsi sui pochi metri di prato che occupavamo, panini, bottigliette di acqua e quant'altro necessario, grazie anche ai volontari e ai ristoratori che hanno contribuito attivamente... Pur provenendo dal resto dell'Abruzzo e da altre regioni, abbiamo rispettato a pieno quel luogo che a gennaio ci ha portato via le persone più care!
Due pesi e due misure. Al nostro evento hanno chiesto l'impossibile. E invece nell'altro versante si è tenuta una manifestazione storica con più di mille persone senza mezzi adeguati e senza prevenzione.
Risultato? Hanno incendiato la montagna".

"La devastazione del Gran Sasso merita una profonda riflessione su cosa sono diventati i Parchi nazionali, visto che la stragrande parte delle persone, noi compresi, si domanda: "A cosa serve l'Ente Parco se poi accadono eventi come quelli di questi giorni? - chiede la Stazione ornitologica abruzzese -. Quanto scrive sulla sua pagina Facebook sull'incendio proprio l'Ente Parco è forse la più incredibile e paradossale possibile risposta che abbiamo trovato. Con un post l'ente parco rivela 'avevamo ricordato le regole da rispettare su Facebook e sul sito web dell'Ente all'inizio della stagione'. Proprio così! E i controlli? 

"Facile, - continua la Stazione Ornitologica -, smontiamo del tutto lo Stato e sostituiamo enti, procure ecc con tanti addetti ai social.
Le rarissime praterie di Campo Imperatore sono diventate da anni un parcheggio per centinaia di camper, auto e moto. Con quali autorizzazioni? Con quali progetti? Con quali valutazioni? Con quali controlli?
Eppure il Parco ha speso 1,6 milioni di euro proprio per tutelare le praterie. Esistono responsabilità penali che verranno accertate dalla magistratura e alla cui definizione e valutazione noi stavamo già contribuendo con l'esposto presentato prima del tragico evento degli ultimi giorni che a nostro avviso è solo l'ultimo episodio di una lunga serie. Presenteremo ovviamente un ulteriore addendum all'esposto ma esistono anche oggettive valutazioni sulla capacità dei soggetti chiamati a gestire un patrimonio unico nel prevenire questi disastri e organizzare adeguatamente la fruizione. La questione della rassegna degli ovini è stata ancora più grave perché si è verificata durante un evento autorizzato dall'Ente Parco, non sappiamo su quali basi visto che pare non sia stata neanche fatta la Valutazione di Incidenza Ambientale obbligatoria per legge. 
Il costo e la dimensione di un ente va giudicata in base ai risultati che ottiene. Questi invece sono, purtroppo, sotto gli occhi di tutti".

09 ago. '17

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