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Regioni divise sul nuovo decreto della presidenza del Consiglio dei ministri che individua otto inceneritori da realizzare nel nostro Paese: tre al centro (Umbria, Marche e Lazio), due al sud (Abruzzo e Campania) e tre nelle isole (due in Sicilia e uno in Sardegna).

I governatori hanno esaminato questa mattina il provvedimento all'interno della conferenza delle Regioni dove il decreto è passato a maggioranza con 14 voti favorevoli e 6 contrari (tra cui Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise). Lo ha riferito il presidente della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, spiegando che il parere favorevole è comunque subordinato all'accoglimento di alcuni emendamenti (che riguardano l'integrazione tra i piani regionali e quello nazionale". L'assessore all'Ambiente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola ha puntualizzato che "sui nuovi impianti siano le Regioni a decidere perché sono le Regioni che fanno i piani dei rifiuti e quelli della raccolta differenziata". 

"Il decreto - interviene il sottosegretario con delega all'Ambiente della Regione Abruzzo Mario Mazzocca - contiene la previsione localizzativa di un 'Impianto di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili' proprio in Abruzzo; abbiamo dissentito dalle valutazioni effettuate dal Governo, generate dall'esame di dati tecnici non perfettamente allineati con quelli a nostra disposizione, soprattutto poiché riteniamo non adeguatamente considerate le particolari ed intrinseche condizioni del nostro territorio regionale, sia sotto il profilo geomorfologico che microclimatico, che lo rendono pressocché unico nel panorama nazionale. Inoltre, l'atto di indirizzo finalizzato alla compiuta definizione del nostro 'Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti' non prevede la realizzazione in Abruzzo di inceneritori o termovalorizzatori di sorta".

"Ennesima polpetta avvelenata per gli italiani - commenta Augusto De Sanctis, del Forum Acqua -. Il Decreto attuativo in discussione è l'ennesimo frutto avvelenato dello Sblocca Italia, in particolare dell'Art.35 che accentra nelle mani del Ministero il futuro della gestione dei rifiuti. Il 'nuovo' Renzi invece propone la 'vecchia' ricetta dell'inceneritore salvifico, come se sia una grande idea trasformare i rifiuti in emissioni gassose pericolose per la salute e l'atmosfera e ceneri che a loro volta sono rifiuti pericolosi.

Lo è esclusivamente per i grandi affari delle multi-utility, con impianti complessi che una volta costruiti bloccherebbero per decenni la filiera del riciclo perchè dovranno essere ammortizzati i costi di costruzione e moltiplicati gli utili nei bilanci di 4-5 società. La filiera della prevenzione del riciclo invece crea più posti di lavoro e un'economia diffusa. Ma il governo dei lobbisti non si smentisce e ai benefici dei cittadini privilegia gli affari di pochi.

Questi impianti devono essere 'nutriti' continuamente, l'esatto opposto di quello che prevede una gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti che al primo posto delle attività da attivare vede la prevenzione della produzione degli stessi.

Applicando la norma europea sui rifiuti in poco tempo questi impianti sarebbero del tutto fuori mercato. Un paese civile ed avanzato scommetterebbe sull'economia circolare non su quella insostenibile che scarica gli inquinanti direttamente nei corpi dei cittadini. In conferenza stato-regioni 6 regioni, tra cui Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise, hanno votato contro. Renzi dopo il rilancio delle fonti fossili vuole scommettere sull'inquinamento diffuso e sulle emissioni di gas climalteranti. Altro che COP21!".

"Nel corso degli anni siamo riusciti a sventare in Abruzzo numerosi tentativi della lobby dei rifiuti di realizzare inceneritori - dice Maurizio Acerbo, Rifondazione Comunista -. Se con Del Turco fu un nostro emendamento a impedire il via libera, con Chiodi fu non solo la nostra battaglia consiliare ma anche una provvidenziale inchiesta della magistratura che anche se non ebbe esiti penali rivelò il tipo di confronto in atto tra politica e imprese.

Ricordiamo chiaramente - continua Acerbo - che un noto imprenditore dei rifiuti spiegava che non bisognava aumentare la raccolta differenziata perché altrimenti non ci sarebbe stato abbastanza combustibile per l'impianto da realizzare.
Ci voleva il Pd al governo nazionale con Renzi per imporre dall'alto con il decreto Sblocca Italia impianti non solo pericolosi per le emissioni inquinanti ma anche in contrasto con una moderna gestione del ciclo dei rifiuti. Al business delle discariche si sostituisce quello dell'incenerimento, ma il risultato è che continueremo ad avere percentuali basse di raccolta differenziata.

Il parere positivo dato oggi dalla conferenza Stato-Regioni è un altro passo verso l'attuazione del decreto Sblocca Italia. Quella del governo Renzi è una politica contro i cittadini e l'ambiente. Infatti ha dell'incredibile - conclude Acerbo - che il ministro dell'ambiente Galletti del Nuovo Centrodestra sponsorizzi la realizzazione di impianti di incenerimento mentre nel mondo si discute di strategia Rifiuti Zero".

20 gennaio '16

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