"IL progetto presentato in Regione Abruzzo lo scorso 26 agosto e che prevede la realizzazione di un pirogassificatore di rifiuti tra i siti Oasi di Serranella e Bosco di Mozzagrogna stagna in sede di comitato per la Valutazione di impatto ambientale. I termini per le osservazioni sono scaduti lo scorso ottobre e da allora attendiamo con ansia una risposta negativa a questo progetto inutile e scellerato". E' quanto afferma, in un documento, Marco Severo, coordinatore Comitato popolare 'No inceneritore in Val di Sangro', e aggiunge: "Ci spaventa questa situazione. Strano che un'azienda che attende un lasciapassare per iniziare la propria attività, aspetti così a lungo senza battere ciglio. Nonostante le rassicurazioni di esponenti della giunta regionale e dei sindaci, noi non ci fidiamo e rimaniamo vigili, ben sapendo che progetti del genere, che hanno destato una rivolta popolare, ricevono il benestare - come accaduto in passato per altri interventi - in estate, quando tutti sono in vacanza e molti uffici non hanno personale a disposizione". 

I motivi del no? "Rispondo - evidenzia Severo -  in maniera secca. No perché fa male e tiro fuori un vecchio studio effettuato dall'Institut de Veille Sanitaire (Francia) ... Con l'inceneritore sul territorio c'è un aumento dei tumori del 23% !!! Lo studio - viene spiegato - è del 2008 e mostra chiaramente come le popolazioni che vivono in prossimità di un termovalorizzatore o assimilati si ammalino di più di cancro. La ricerca ha considerato l’esposizione a diossine valutate in diversi percentuali, trovando un aumento del rischio coerente col crescere dell’esposizione; in particolare nelle aree più esposte l’ aumento del rischio è: sarcomi + 22%, linfomi non Hodgkin + 12% in entrambi i sessi + 18% nelle donne, cancro al fegato +16%, tutti i cancri nelle donne +6%. E ancora, incremento del rischio di incidenza per mieloma multiplo in entrambi i sessi +16% e per i maschi addirittura + 23%. Oltretutto, a detta degli autori, il picco non era stato ancora raggiunto! Ricordiamo che anche lo studio condotto dall'Arpa Emilia Romagna sulla popolazione di un quartiere di Forlì (Coriano) esposta a due impianti di incenerimento (rifiuti urbani e ospedalieri) ha evidenziato gravi danni per la salute, specie nel sesso femminile, con aumento statisticamente significativo del rischio di morte per tutte le cause e soprattutto per tutti i tumori (in particolare mammella, colon, stomaco). Lo studio di Forlì, valuta l’esposizione a metalli pesanti (altro inquinante tipico degli inceneritori) e non può non destare particolare attenzione il fatto che studi indipendenti, condotti con metodi diversi, abbiano comunque portato a risultati fra loro simili".

Ma c'è pure un'altra questione. "Allo stato attuale il 98.2% di tutti i rifiuti urbani può essere recuperato come materia, e, per chi ancora non lo sapesse, anche i materiali poli-accoppiati e gli stessi pannoloni diventano – tramite processi di estrusione, senza formazione di alcun inquinante, sabbia sintetica utilizzata in edilizia o per manufatti plastici. In pratica il “secco non riciclabile” che prima andava alla discarica o all’ incenerimento ad un costo medio di 120€ a tonnellata, viene venduto al prezzo di 80€ a tonnelata sotto forma di sabbia sintetica! Quanti morti saranno necessari perché finalmente si aprano gli occhi ed i rifiuti cessino di essere risorse per chi, bruciandoli, accede in un mercato dove c’è alta probabilità di infiltrazioni mafiose e dove gira purtroppo tantissimo denaro sotto gli occhi accondiscendenti di un governo che fa buon viso alle lobby di potere? Per evitare che la ricchezza di pochi sia la malattia di tutti è necessario non rimanere indifferenti, soprattutto in Abruzzo, regione che vanta il primato di aree protette con 3 parchi nazionali e quasi 50 riserve. Ma purtroppo, dove ogni giorno ci troviamo costretti a lottare per difenderci dai continui attacchi di petrolieri e imprenditori". 03 luglio 2016


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