GUARDA LE FOTO
“Ci sono due turbine disponibili a Penne”: questo il testo di un sms che un operaio dell'Anas avrebbe inviato alla Provincia di Pescara due ore e mezza prima della valanga che ha travolto l'Hotel Rigopiano, a Farindola (Pe) sotto cui sono morti in 29 e da dove erano stati chiesti mezzi, mai arrivati, per sgomberare la strada dalla neve. Il messaggio, di cui ha dato notizia Tiscali News e che trova conferma in ambienti giudiziari, è stato acquisito dalla Procura di Pescara, che, sulla catastrofe dell'albergo, ha avviato un'inchiesta per disastro e omicidio colposo plurimo. L'operaio è stato sentito dai carabinieri forestali che indagano sulla tragedia.

L'sms, inviato alle 15.00, è già stato acquisito e valutato la scorsa settimana dagli inquirenti. La turbina aveva liberato dalla neve anche la strada da Guardiagrele (Chieti) a Penne (Pescara), 63 chilometri di statale 81. Alle ore 17 l'operatore dell'Anas dopo 10 ore di lavoro aveva terminato il turno e riportato il mezzo nel parcheggio vicino Penne. Quando dopo le 19.34 viene dato l'allarme sull'hotel Rigopiano, un nuovo operatore Anas viene allertato su richiesta della Provincia per andare a liberare la strada verso Rigopiano. 
E c’è di più, una delle due turbine sarebbe rimasta per alcune ore “in pausa” fino a quando poi non è scattato il tam tam sul disastro avvenuto. Quindi secondo le prime ricostruzioni degli investigatori non fu - come asserito dai vertici della Provincia - solo un problema economico, di taglio dei fondi, a provocare i disservizi nei ritardi dei soccorsi. Ma una pessima gestione dell'emergenza. Fino al momento della tragedia i messaggi inviati dalla direzione dell’hotel bloccato dalla neve, non sono apparsi di primaria importanza, nonostante quella fosse notoriamente (almeno per le autorità) una zona a rischio valanghe. Con tanto di bollettino diramato due giorni prima dal servizio Meteomont inviato alla Prefettura, alla Provincia e poi girato anche al Comune di Farindola. 

“Non si può morire di turbina, la nostra parrocchia di Castignano ce l’ha e non stiamo ai piedi del Gran Sasso. Chiedo con tutto il cuore a chi di dovere: questi soldi, ma subito, spendiamoli per le cose che servono, non sciupateli, non ve li magnate”. Così il parroco della Chiesa di Sant’Egidio Tiziano Napoletani durante la messa funebre per Marco Vagnarelli e Paola Tomassini morti nella sciagura dell’Hotel Rigopano.
Nell'omelia, don Napoletani ha chiesto che queste due morti "siano le ultime". "Servono gli aerei da guerra? Benissimo - ha detto -, ma non facciamoci mancare quello che serve per il nostro bene comune, questo vi chiedo. Come un buon padre di famiglia che acquista tutte le cose di cui la famiglia ha bisogno, così chiedo a chi di dovere spendeteli 'sti soldi, non sciupateli, non ve li magnate". "Veramente questi giorni avevo una rabbia impressionante - ha aggiunto - e mi sto contenendo perché so che la rabbia non è un sentimento cristiano, ci vuole la misericordia... Però - ha insistito - che siano gli ultimi. Basta! Siamo stanchi, tante famiglie sono stanche di vedere i propri figli morti per niente. Sono figli! Chiedo a questo padre che ci governa, non lo so.., a Dio, lui fa tutto, ma 'aiutati che dio ti aiutà si dice. Allora - ha proseguito con voce emozionata -, aiutiamoci per favore, ve lo chiedo in ginocchio, spendiamo questi soldi. L'altro giorno ho sentito che c'è un parco macchine dove ci sono non si sa quanti mezzi della protezione civile fermi per la burocrazia. Facciamo schifo! Oltre ad una parola di speranza che vi chiedo, perché il Vangelo ce lo dice, una parola di conforto perché il Signore ci sta sempre vicino" ma "'aiutati che dio ti aiutà, aiutateci, questo vi chiedo, aiutateci".

E sul mancato intervento dei mezzi ecco il presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco. "La mattina del 18 gennaio, alle 10, ero in prefettura e ho chiesto l'intervento dell'esercito. Alle 12 mi sono rivolto al presidente del Consiglio Gentiloni per chiedere la possibilità di avere le turbine necessarie per sgomberare la neve. Eravamo in prefettura con le scosse di terremoto, ci sentivamo sotto attacco. C'erano molti paesi della provincia - ha sottolineato Di Marco - completamente isolati, dove la gente rischiava di morire e che versavano in condizioni peggiori di Farindola". 
"Nulla lasciava presagire l'arrivo della slavina che ha determinato -  dice Di Marco - questa tragedia immane, rispetto alla quale nessun livello istituzionale, in questo momento, può sentirsi escluso da un coinvolgimento diretto o indiretto". 28 gennaio 2017

Serena Giannico
Nella foto in alto l'albergo dell'ecatombe e in basso tutte le vittime
Cliccare su immagini per ingrandire
@RIPRODUZIONE VIETATA

Condividi l'Articolo

Articoli correlati