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"Le telefonate registrate sono state acquisite, io le ho ascoltate e mi sembra evidente che ci siano state incomprensioni relative alle richieste di aiuto lanciate da Giampiero Parete e Quintino Marcella il 18 gennaio". Quindi ci potrebbero essere responsabilità da parte di chi non ha creduto alle richieste di aiuto. Così il procuratore aggiunto di Pescara, Cristina Tedeschini, oggi pomeriggio, in tribunale a Pescara, facendo il punto sull'inchiesta per disastro colposo e omicidio plurimo colposo, in merito al disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara). 

"Al momento non ci sono indagati", dichiara la pm Cristina Tedeschini, che conferma che in giornata sono state effettuate "acquisizioni importanti" di materiale utile agli accertamenti. "Sulla base delle informazioni acquisite, l'hotel era in possesso di tutte le autorizzazioni" prosegue la pm e torna al giorno del disastro-. "La situazione complessiva, percepita dagli ospiti dell'hotel il 18 gennaio, era sicuramente di criticità, sia in mattinata sia, soprattutto, nel pomeriggio e c'era una diffusa volontà di lasciare l'albergo", evidenzia.  Di criticità, soprattutto per le scosse. In sostanza, in molti avevano mostrato paura. "Anche nella giornata precedente - prosegue la pm - altre criticità erano state segnalate dal gestore dell'hotel, ma erano di altro tipo, ad esempio relative alla mancanza si gasolio e a problemi di viabilità". 

"I bollettini Meteomont sono stati regolarmente redatti, trasmessi e ricevuti dai destinatari istituzionali. Questo è un fatto certo", spiega. Questo è un punto importante per l'inchiesta, per capire quali soggetti istituzionali abbiano effettivamente ricevuto per tempo, il 18 gennaio scorso, il bollettino che indicava un rischio valanghe 4 in una scala da 0 a 5.

"Le prime sei autopsie effettuate - evidenzia - hanno dinamiche di decesso diverse l'una dall'altra. In alcuni casi, ci sono state morti immediate per schiacciamento, in altri casi ci sono stati decessi meno immediati con concorrenza di cause: schiacciamento, ipotermia e asfissia". Il procuratore ha poi precisato: "Non ci sono casi in cui la causa esclusiva è l'ipotermia" Dunque, "eventuali ritardi nei soccorsi in questi primi sei casi non sarebbero stati causa diretta di morte".

Di diverso avviso il legale di parte della famiglia di una delle vittime, Gabriele D'Angelo: "Sul mio assistito non ci sono segni di traumi né di asfissia come emorragie congiuntivali - spiega Domenico Angelucci, - secondo noi se fosse stato soccorso entro due ore probabilmente poteva essere salvato".

Al momento si sta ancora scavando tra i resti dell'albergo: le vittime accertate sono 27, mentre i dispersi risultano ora 2 e i sopravvissuti 11. 

Sulla tragedia di Rigopiano è intervenuto anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. "Credo sia stato messo in atto ogni sforzo possibile dal punto di vista umano, organizzativo, tecnico per cercare di salvare i dispersi", ha detto in Senato, riferendo sulla situazione di emergenza nel Centro Italia. E ha spiegato: "All'inizio le operazioni sono state ritardate in modo drammatico dall'impossibilità di usare alcuni mezzi e dal rischio slavina. Il luogo è stato raggiunto alle 4,30 del mattino e da allora credo sia stato messo in atto ogni sforzo possibile". "A Rigopiano – ha aggiunto il premier – sono state dispiegate 200 persone, il massimo possibile". "La valanga che ha travolto l'hotel – ha detto ancora Gentiloni – è giunta al culmine di una concatenazione di fenomeni naturali senza precedenti. Una nevicata così non si verificava da decenni e poi c'è stata la coincidenza micidiale con le scosse di terremoto". 

"E' cominciata con un boato, poi è crollato tutto…". Così i due fidanzati di Giulianova, Giorgia Galassi e Vincenzo Forti, sopravvissuti alla slavina di Rigopiano. Chiacchierano e si tengono per mano, durante un incontro stampa. "Siamo stati miracolati – dicono – ci rendiamo conto di aver vissuto un’esperienza incredibile". Dopo le scosse di terremoto, si erano radunati, su suggerimento dei gestori del complesso, con altri ospiti dell’hotel, nella sala del camino grande, considerata la più sicura in caso di terremoto. "Nessuno pensava alle valanghe. Non c’era stato alcun avviso di pericolo valanghe". E avevano pensato anche ad una scossa, quando hanno sentito il "boato", ma solo per un attimo, perché dopo qualche secondo è successo il finimondo. Le ore sotto le macerie sono state tremende. "Ma eravamo sicuri che ci avrebbero salvato – dicono – . 'Sono Giorgia, sono viva': sono state le prime le prime parole al momento dell'arrivo dei soccorritori. "Abbiamo sentito rumori, poi il nome di Mauro e abbiamo gridato di gioia", continua -. I soccorritori ci hanno tenuto su, ci parlavano. Ripetevano 'siamo qui e non ce ne andremo fino a quando non vi tiriamo fuorì". "Vincenzo (il fidanzato che si è salvato con lei, ndr.) è stata la mia forza. Ha un carattere forte e trova sempre un motivo per andare avanti. Io e Vincenzo non ci siamo separati nemmeno un'ora. Non abbiamo mai mollato", dice ancora Giorgia che manda un pensiero in ricordo di Stefano Feniello, deceduto nel disastro, e di vicinanza alla fidanzata, Francesca Bronzi, sopravvissuta e che era vicina a lei; Vincenzo invece sotto le macerie. Alla fine piange parlando di Giulianova e dell'
affetto di chi ha sperato con la sua famiglia. Dei bambini non sapevano nulla. "Loro erano in un’altra zona – spiegano – ma abbiamo pregato con tutte le nostre forze perché si salvassero, ed è stato meraviglioso scoprire che era stato così". 

In un palatenda gremito da centinaia di persone, si sono svolti a Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, i funerali religiosi di Sebastiano Di Carlo, 49 anni, e Nadia Acconciamessa, 47 anni, i coniugi morti all'hotel Rigopiano travolto da una slavina una settimana fa. In prima fila il figlio della coppia, Edoardo, di 8 anni, scampato alla sciagura e fino a ieri ricoverato all'ospedale di Pescara. Accanto a lui i parenti, tra cui il fratello Riccardo poco piu' che ventenne, al quale il bambino dovrebbe venire ora affidato. C'é anche l'altro fratello, Piergiovanni, sedicenne. Tra le due bare di legno marrone una foto dei Di Carlo abbracciati e sorridenti. Loreto Aprutino, poche migliaia di abitanti, piange da ieri quattro vittime, dopo il riconoscimento del corpo di Piero Di Pietro, che era tra i dispersi del Rigopiano. Si va ad aggiungere tra le vittime alla moglie Barbara Nobilio. Le due coppie erano amiche ed erano andate assieme in vacanza all'albergo sul Gran Sasso.

 25  gennaio 2017

Nelle foto i soccorritori al lavoro all'Hotel Rigopiano dilaniato e i funerali dei coniugi Di Carlo e Acconciamessa a Loreto Aprutino (Pe). 
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