"Era stato chiesto ad Honeywell di non procedere con il licenziamento immediato, ma di temporeggiare per alcuni mesi in maniera da permettere al tavolo ministeriale di lavorare con maggiore serenità sul percorso di reindustrializzazione. Ieri la risposta: al no è seguito l’invio immediato delle lettere di licenziamento. Un atto ignobile che fa nuovamente emergere il disvalore di un’azienda a totale vocazione al profitto, priva di sensibilità sociale e senza una predisposizione alla contrattazione". E' quanto afferma, in una nota, Davide Labbrozzi, segretario Fiom Chieti, dopo che ieri la multinazionale americana ha inviato ai 300 dipendenti ancora in fabbrica, ad Atessa, lettere di licenziamento, che scatterà dal 9 giugno. Domani, quindi, ultimo giorno di lavoro.
 Lunedì scorso, nell'ennesimo incontro al ministero dello Sviluppo economico, il ministero del Lavoro ha ribadito il no alla cassa integrazione per i lavoratori Honeywell, dato che lo stabilimento sta chiudendo. Ed era stato chiesto all'azienda di aspettare, di non procedere con i licenziamenti per agevolare i lavoratori e la rapida riconversione del sito, a cui sono interessate diverse aziende. Invece, senza attendere, Honeywell ha gettato tutti fuori. "Attendiamo - riprende Labbrozzi - la convocazione immediata del tavolo al Mise anche se consideriamo questa condizione irreversibile. Ora bisogna lavorare, di concerto con il ministero, per la reindustrializzazione della fabbrica, percorso complesso, ma sostenibile grazie alla professionalità che in questi anni i lavoratori hanno espresso. Chiederemo anche il coinvolgimento della Prefettura".

Di "grave decisione", invece parla la Fim Cisl, il cui segretario nazionale, Ferdinando Uliano, chiede al ministro Luigi Di Maio una "convocazione urgente" presso il Mise.
07 giugno 2018

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