Era tra il novembre 1908 e il febbraio 1909, quando migliaia di operaie di New York scioperarono per molti giorni per l'aumento del salario e condizioni lavorative migliori. 


Il 25 marzo del 1911, nella fabbrica Triangle di New York, si sviluppò un incendio e 146 lavoratrici persero la vita; avevano invano cercato di scappare, erano chiuse dentro dall'esterno. 


La data dell'8 marzo entrò per la prima volta nella storia della Festa della Donna nel 1917, perché quel giorno le donne di Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra, dando così vita alla "rivoluzione russa di febbraio". 
A questo evento si ispirarono le delegate della Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste a Mosca quando scelsero l'8 marzo come data in cui istituire la Giornata Internazionale dell'Operaia. 


In Italia la Festa della Donna arrivò nel 1922 carica di rivendicazioni sociali, ma solo nel 1945 prese forza, quando l'UDI (Unione Donne Italiane) celebrò la Giornata della Donna nelle zone dell'Italia già liberate dal fascismo. L'8 marzo del 1946, per la prima volta, tutta l'Italia ha ricordato la Festa della Donna ed è stata scelta la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, come simbolo della ricorrenza. Negli anni successivi la Giornata è diventata occasione e momento simbolico di rivendicazione dei diritti femminili (dal divorzio alla contraccezione fino alla legalizzazione dell'aborto) e di difesa delle conquiste delle donne. 


Attualmente è solo una giornata dedicata al consumo capitalistico, se ne approfitta per passare una giornata lontana dai mariti, per uscire insieme alle amiche… come se la donna non fosse donna durante il resto dell'anno… Si sono dimenticati i veri valori di questa giornata: le donne sono sempre più sfruttate, maltrattate, violentate da uomini e da un sistema corrotto; si è dimenticato soprattutto da dove è partita la protesta, cioè dai "luoghi lavorativi", dove bisogna piegarsi a qualsiasi tipo di sopruso pur di lavorare, pur di essere rispettate, pur di "sentirsi donne" da parte di chi essere donna non sa neppure cosa significhi, da coloro per cui la donna è solo oggetto e debolezza e non un fiore dal quale nasce la vita. 


Ricordare questo giorno oggi significa ricordare l'unica vera resistenza in atto, quella delle "Donne di Kobane", le donne che portano ancora alto il significato di questa parola, combattendo ogni giorno per la propria libertà e la libertà dei figli e del proprio popolo, per un futuro migliore, per l'umanità. E dedichiamo questa giornata anche alle "Madri de Plaza de Mayo", da anni in lotta contro la dittatura argentina e nel mondo, che sperano ancora di rivedere o quantomeno sapere dove si trovano i corpi dei loro figli. Le "Madri dei Desaparecidos" combattono contro le ingiustizie e diffondono la speranza nelle donne, nel futuro che non è utopia se si ha voglia di cambiare. 


Ricordiamo l'8 marzo in nome delle donne palestinesi, confinate in pochi metri quadri, a loro non è concesso neppure guardare oltre il muro, a loro è concesso guardare solo i corpi morti dei loro figli, grazie alla crudeltà di qualcuno "al di là del muro", grazie alla crudeltà della sete di potere assoluto. 


A tutte le donne che attraversano oceani di speranza su barconi, pensando di trovare la vita vera andando incontro, senza saperlo, al vero schiavismo. A tutte le donne che pensano di essere donne in un sistema che le ha cambiate adattandole al capitalismo con tacchi a spillo, trucco e minigonna, ma essere donne non significa avere cellulari, pellicce e macchine di lusso e festeggiare l' 8 marzo "porcheggiando con le amiche". 


Essere donna significa combattere con altruismo, dignitosamente ogni giorno, sapendo di poter perdere la vita per la libertà dal capitalismo! W le donne, W le donne di Kobane!  08 mar. '15


Coralba Giannico (Cobas Chieti -Pescara)

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