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Dalla Forest Oil Spa alla Cmi Energia Spa (che ha tra i suoi vertici diversi dirigenti della scomparsa Forest Oil). L’incubo nella vallata del Sangro cambia nome ma non la sostanza. Sempre estrazione di idrocarburi, sempre nella valle, cambio societario degli investitori, le bocciature degli organi di giustizia amministrativa à gogo. Ma siamo sempre lì. I nipoti dei nonni che fermarono l’ipotesi di insediamento dello stabilimento della “Sangro Chimica” negli anni Settanta si ritrovano a scongiurare lo stesso pericolo: l’insediamento nell’ex “vallata della morte” (oggi piana ricca di insediamenti del settore secondario e terziario dell’economia abruzzese, in specie del sud del Chietino) di un impianto di “estrazione di idrocarburi”, ergo una raffineria. Mentre la Forest Oil Spa ha disegnato un’estrazione e un insediamento ai piedi della diga di Bomba, in una area idrogeologicamente fragile e pericolosa (e che l’Agip ha scartato dopo opportuni studi nella fine degli anni Ottanta per i terreni franosi della zona), la Cmi Spa va oltre. Pensa e disegna un’area vastissima che va dalla zona antistante la diga fino a gran parte della vallata, per toccare Roccascalegna, Archi, Torricella Peligna, Pennadomo, Villa Santa Maria, Atessa, Colledimezzo, Altino, Perano e arrivare nel territorio di Paglieta, a pochi chilometri dalla costa. Estrazione nei pressi di Bomba e poi una lunga serie di tubazioni, circa 21 chilometri, per instradare fino a Paglieta gli idrocarburi dove avverrebbe la raffinazione in un impianto ad hoc. 

Un colpo d’occhio e di geografia e siamo quasi dentro la Costa dei Trabocchi. Il verde del paesaggio e il nero del “petrolio” a braccetto… per gli ambientalisti e le associazioni civiche che hanno combattuto contro la Forest Oil Spa (e che hanno ottenuto una vittoria straordinaria nel febbraio con la definitiva sentenza del Consiglio di Stato che ha stoppato le avances estrattive della Forest), ebbene, soprattutto per il comitato “Gestione partecipata del Territorio” di Bomba è troppo. Convocazioni, incontri di cittadini, fra amministratori locali e provinciali sono già il passato. Perché con la riforma che taglia le gambe alle Regioni, non è più quest’ultima autorizzata a dare parere favorevole o negativo. E' il ministero, in specie il ministero dell’Ambiente ad avere il coltello dalla parte del manico: ebbene sì, insediamenti di tal portata dipendono dal Comitato Via (Valutazione impatto Ambientale) nazionale. Una partita che si gioca non più tra le popolazioni che, come è accaduto con la Forest Oil Spa, si è dovuta confrontare con il comitato Gestione Partecipata del Territorio e tante associazioni ambientaliste che hanno confutato ogni tesi di innocuità, di risorsa e di “bellezza” ambientale dell’insediamento nei pressi del lago del Sangro o di Bomba. 

Dati, diagrammi, notizie e teorie sono state confutate pari pari, con esperti e luminari nei rispettivi campi (geologico, chimico, scientifico ecc. ecc.). Un confronto che via via è stato aspro e duro, a colpi di carte bollate, ricorsi e controricorsi fra Tar e Consiglio di Stato. Quest’ultimo il 17 febbraio 2015 ha stoppato definitivamente il progetto. Quel progetto. Ora c’è un altro progetto. La partita del futuro “verde” (o “nero”?) della valle del Sangro è nella mani della politica. 

Per questo è in atto una mobilitazione dello stesso comitato “Gestione partecipata del Territorio” di Bomba per “sollecitare il presidente della Giunta regionale Luciano D’Alfonso affinché si faccia promotore dell’invio al ministero dell’Ambiente ed al ministero dello Sviluppo Economico di due documenti da noi elaborati”. Per il comitato “l’invio dei documenti, la diffida al ministero dell’Ambiente ad esprimere parere positivo al progetto e la richiesta al ministero dello Sviluppo Economico di ritirare definitivamente il progetto di Bomba dal panorama nazionale degli idrocarburi definendolo non sfruttabile rappresenta uno strumento di pressione politica fondamentale che può fornire l’ultimo contributo alla definitiva bocciatura del progetto”.
Tra gli obiettivi del comitato vi è anche una mobilitazione mediante email da inviare allo stesso D’Alfonso perché comprenda la “posta in gioco”. Perché oggi purtroppo le battaglie sono anche mediatiche. 29 luglio 2017

Alessandro Di Matteo

Nelle foto il lago di Bomba
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