Bussi sul Tirino (Pescara) – La Edison, dopo anni di attesa, ha consegnato ieri i progetti per la bonifica e la messa in sicurezza permanente delle aree inquinate di Bussi sul Tirino e di Piano D’Orta.

I progetti presentati da Edison, però, agli occhi del Forum Acqua e della consigliera regionale dei Cinque stelle, Sara Marcozzi, appaiono non essere piani di bonifica veri e propri, in quanto prevedono interventi minimali sugli agenti inquinanti. Non verrà rimossa, in sostanza, la grande parte del materiale contaminato, ma solo il 4 per cento.

Sulla situazione di Bussi, il Forum Acqua si esprime chiaramente: "Sostanzialmente, la proposta di Edison prevede il completamento della palancolatura, che fu presentato come intervento di messa in sicurezza. E' un progetto totalmente inaccettabile. Aspettavamo documenti, costi, previsioni di rimozione totale delle masse di rifiuti interrati e terreni contaminati per decine di migliaia di metri cubi. Le poche decine di pagine di elaborati depositati – fa presente - ci paiono di fatto costituire uno studio di fattibilità limitato in gran parte ad interventi a valle, che non risolvono a monte il problema. Non è una bonifica ma al massimo una parte, peraltro basata su iniziative neanche di sicuro successo. Facciamo notare – continua l'associazione - che queste modalità di intervento sono in alcuni casi presentate come una ‘prova’ perché non sono soluzioni certe. Molto probabilmente agiscono solo su alcune tipologie di inquinanti presenti nell'area e non su tutte le sostanze trovate in questo decennio. Gli elaborati poi, sono pieni di rimandi ad ulteriori indagini integrative, di elementi di incertezza, di condizionali. A nostro avviso - è la conclusione - qui si fa melina mentre la Valpescara soffre". 

Parole non più lievi quelle che giungono da Sara Marcozzi: “Arriva tardi e male il progetto presentato da Edison sulla discarica Tremonti e non è altro che una messa in sicurezza di emergenza, perché per chiamarlo progetto di bonifica è richiesto un ottimismo che gli abruzzesi a distanza di 10 anni non hanno più. E' il momento di smetterla di prendere in giro una regione intera. In tutti i livelli istituzionali abbiamo depositato interpellanze, sollecitato gli organi competenti e, da ultimo, presentato tre diversi esposti al comando dei carabinieri forestali di Pescara e alla Procura generale della Corte dei conti. Il presidente D’Alfonso non può accettare una simile proposta e dovrebbe mettere in campo tutte le azioni necessarie per uscire da questo immobilismo dannoso per il territorio e per chi lo abita. Nella stragrande maggioranza dei casi e in particolar modo per le aziende del petrolchimico,- sottolinea Marcozzi - il modus operandi sembra essere sempre lo stesso: insediamento sul territorio, sfruttamento della produzione per 30-60 anni, abbandono delle aree con conseguente boom della disoccupazione ed eredità di terreni inquinati e costi insostenibili per la bonifica delle aree sfruttate. Quale ricchezza hanno lasciato in Abruzzo? – chiede Marcozzi - Quale ricchezza hanno prodotto in termini di occupazione e reddito questi investimenti? E' una domanda a cui la politica deve rispondere e agire di conseguenza, cambiando obiettivi e orizzonti per non ripetere gli errori del passato!”. 18 ottobre 2017

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