Lanciano 05 dic. '12  - Il consigliere comunale del Pdl di Lanciano, Marco Di Domenico, già assessore all'Urbanistica e Pianificazione territoriale nella passata amministrazione, con una nota, interviene duramente sulla presa di posizione che il presidente della Camera di commercio di Chieti, Silvio Di Lorenzo, ha avuto all'inaugurazione della fiera 'Agroalimenta'  nei giorni scorsi. Di Domenico attacca Di Lorenzo. Ecco, di seguito, il documento: "L'intervento del cavaliere Silvio Di Lorenzo, ex manager Honda Italia,  stupisce e desta sconcerto per forme, toni e contenuti. Quale presidente della Camera di commercio ha avvertito licenza di esternare ad un parterre politico - come spende da un po' di tempo a  questa parte - linee guida ed indirizzi per uscire dalla crisi (campus automotive, reinterpretazione della Val di Sangro e della costa dei trabocchi, fusione Fiera di Lanciano con quella di Chieti e nuova sede a Chieti Scalo, ove vi è anche la sede della sua Camera di commercio). Ha indicato anche la strada: la obbligata difesa di Chieti capoluogo di Provincia, affermando di essere  'incazzato' per aver dovuto registrare altre posizioni in merito!"
"Si tratta - dice Marco Di Domenico - di una considerazione, con correlato termine scomposto ed alterato, 'parapolitica', che la dice lunga sullo spessore e sul personaggio, salito in cattedra per pontificare di politica e di amministrazione della cosa pubblica senza dismettere, però, la mentalità imprenditoriale via via plasmatasi dagli insediamenti industriali in Val di Sangro dei primi anni '80 alla crisi di oggi, quindi dalla prima alla seconda (farsa) Repubblica. Si respinge al mittente il descritto status interiore, poiché a Noi, che stiamo sul serio sul territorio a contatto quotidiano con le collettività di riferimento e con la gente comune, se il presidente della Camera di commercio è alterato non ci duole più di tanto. Anche perché egli non è espressione della società civile, ma solo di un 'piccolo spaccato' (oligarchico) di certa audace imprenditoria locale, che purtroppo non è riuscita in questi lunghi anni a cogliere nel segno per la riconversione di piani industriali della Valle del Sangro, risalenti al lontano 1980. Viene spontaneo chiedersi: ma chi è il signor Silvio Di Lorenzo? Come e perché si concede il lusso di criticare, in termini anche scomposti, la chiara e netta posizione assunta da larghissima parte dei Lancianesi, dalla stragrande maggioranza degli avvocati frentani, dal Consiglio dell'Ordine degli avvocati presso il Tribunale di Lanciano e, sopratutto, dal Consiglio comunale di Lanciano sulla querelle della città di Chieti e del suo egoistico e rancoroso distacco dal territorio, per anacronistico attaccamento a desueti modelli, mentalità e privilegi da antico capo(feudo)luogo di provincia? Da dove viene fuori tale posizione, ancorché esternata in termini non altisonanti e - in Fiera - nel cuore-simbolo della concreta operosità frentana e della storica lancianesità?"
"Silvio Di Lorenzo - prosegue Di Domenico - di recente è stato 'pensionato' da Honda Italia anzitempo; presiede la Camera di commercio della Provincia di Chieti (che forse ritiene sia della città di Chieti e non di tutto il territorio), avendo vinto il duello con  Angelo Allegrino, che era stato indicato dalla Confcommercio (quindi da categorie di commercianti), attraverso manovre 'politiche' trasversali, con implicazioni di poteri cosiddetti forti e di gestione di risorse specifiche (campus); presiede l'Its (Istituto tecnico superiore), fondazione istituita dal Consiglio comunale di Lanciano, con delibera dell'amministrazione Paolini, che, approvando lo statuto, aveva deciso che la figura del presidente coincidesse con la persona del sindaco di Lanciano (ma Silvio Di Lorenzo è riuscito a strappare anche questa presidenza); quale presidente della Camera di commercio, è componente del Consiglio di amministrazione di Saga Spa, società pubblica di servizi che gestisce l'unico aeroporto d'Abruzzo, con sede a Pescara (compagine in difficoltà economiche per gestione sbagliata, scelte non obiettive, strategie desuete, con perdita di chanche e di commesse). Presiede, altresì, il Patto territoriale Sangro-Aventino, diretto da sempre dall'agronomo signor Raffaele Trivilini (poltrona d'oro, con contratto inspiegabilmente rinnovato dalla Provincia di Chieti fino al 2025), ente che si propone come soggetto promotore di tutto, a tutto campo, con qualunque schieramento politico; aspira alla presidenza del campus per poter gestire, insieme al suo Patto territoriale ed al signor Raffaele Trivilini, appena 100 milioni di euro in autonomia, senza confronti e controlli e mediante esperti e consulenti già individuati (ed individuabili).
Insomma, un super manager a tutto tondo ed a tutto campo, che, andato in anticipo in pensione da Honda Italia, vuole aspirare alla politica di professione attraverso la… professione delle presidenze, per spiccare il volo ed agguantare apicale candidatura (Camera o Senato o presidenza della Regione) comunque, a destra o a sinistra, a centro-destra o a centro-sinistra.
In tale ottica si è buttato, a spada a tratta, a difendere la Provincia a Chieti, evidentemente per guadagnare visibilità ed intercettare teatine compiacenze.
Mi chiedo: ha condiviso con il territorio, che consta di ben 103 Comuni (di cui 44 Lanciano con il suo comprensorio e 30 Vasto con il suo hinterland) tale audace e polemica presa di posizione in difesa di Chieti capoluogo?
Ha il sostegno di tutti i soci (settori Industria, Commercio - che include anche il Turismo - Artigianato ed Agricoltura) della Camera di Commercio per tale posizioni e sottese personali aspirazioni?
E' in linea con le vedute politico-strategiche dell'agile Trivilini e del loro comune Patto per il nostro territorio? Oppure, si tratta di arrivismo, favorito dal prepensionamento Honda, speculare a gestire potere e risorse, spacciandosi per rappresentante della imprenditoria locale, per privilegiar una parte dell'indotto metalmeccanico in Val di Sangro, pur non avendo brillato a riguardo negli ultimi tempi, forse perché distratto a cercare nuove collocazioni?
Sommessamente, ritengo che il signor Silvio Di Lorenzo di Casoli abbia fatto già troppo (addirittura voleva fare pure il sindaco di Lanciano… eppure ora sta difendendo Chieti).
Torni nei ranghi e si dia una limitata, poiché il territorio della (ex) Provincia di Chieti non ha necessità delle sue personali visioni strategiche e del suo status (acciderboli) di 'incazzato'. I rappresentanti democraticamente eletti nelle istituzioni sanno, in reale raccordo con la base e la società civile, cosa stanno facendo e non alcuna necessità di imprimatur da parte del signor Di Lorenzo su problemi seri come la riforma della geografia amministrativa e giudiziaria, il ruolo fieristico di Lanciano, le dislocazioni strategiche sul comprensorio; tutto ciò non è da confondere con piani aziendali e strategie di impresa, peraltro vecchie come il cucco. Un esempio di visione fumosa, astratta, partigiana  e distorta?
Dove era il signor Di Lorenzo quando si stava decidendo la soppressione del Tribunale di Lanciano (e di quello di Vasto)? O quando le Asl di Lanciano e di Vasto sono state accorpate a Chieti? Oppure gli interessa solo che il nuovo ospedale di Lanciano vada verso la Val di Sangro, magari affianco al suo campus dell'automotive, per valorizzarlo e dargli ulteriore ragione ed alibi? Intende pianificare così il nostro territorio? O crede che siccome la sua Camera di commercio ha sede a Chieti la difesa delle istituzioni debba concentrarsi solo su quelle teatine? E come può una visione così paradossale animare chi vuol proporsi a ruoli apicali nella politica del terzo millennio ed a nuovi modelli per creare una nuova classe dirigente che si apra veramente all'Europa (altro che difese di inefficienti capoluoghi)? Ecco, eclatante, la reale dimensione della posizione del personaggio 'nuovo' che si affaccia nel panorama politico. Che avrà ben operato tanti anni addietro in Honda, ma ora tradisce una mentalità ed un approccio alla 'Nuova politica' sbagliati, sicché mossi da mere ambizioni personali, attraverso impostazioni mentali antiche, superate ed intrise di contraddizioni e di pochezza di idee: tanto è vero che pubblicamente non è riuscito ad infrenare il suo status emotivo da 'incazzato' per il fatto che il gregge lancianese non segue il suo pastore, come invece fanno i suoi gruppetti altrove (pattoterritorial-teatino)".
"Quanto al campus. Si tratta - evidenzia ancora Marco Di Domenico - di un progetto per creare una grande scatola vuota in cui vogliono buttare dentro una marea di soldi (100 milioni di euro!), che però in pochi vorrebbero gestire, creando una autentica cattedrale nel deserto per fare così i cattedratici di tuttologia, con la scusa della Val di Sangro, della Costa dei trabocchi, del turismo, dell'innovazione tecnologica e bla bla bla via dicendo. Paroloni senza contenuto! Aria fritta.
In realtà. La redazione del progetto del campus è stata pagata al Patto territoriale dalla Camera di commercio mediante erogazione di un contributo di euro 50.000,00 (quindi Di Lorenzo ha erogato il contributo a… se stesso).
La Camera di commercio, nell'erogare tale contributo, ha rivendicato a sé il ruolo di soggetto attuatore del progetto automotive  (ricerca ed innovazione tecnologica al servizio delle imprese metalmeccaniche della Val di Sangro). Il progetto ha finora raccolto finanziamenti per euro 45 milioni (18 milioni li ha già erogati la Regione, la differenza è stata reperita a Bruxelles sui fondi Fas); mentre gli altri 55 milioni la Regione Abruzzo li deve ancora reperire presso l'Unione europea.
La Camera di commercio, incassato il ruolo di regista-solista (soggetto attuatore), ha deciso di contribuire con altri 3 milioni di euro (in aggiunta ai 50.000 euro pagati al Patto), un milione l'anno dal 2013, che dovrà sempre erogare al Patto. Frattanto, mi chiedo: a questa piccola colletta di 45 milioni di euro hanno partecipato la Sevel, la Honda Italia, la Pilkinton? Oppure queste grandi realtà, a cui soprattutto dovrebbe essere funzionale l'automotive, non sono più interessate e stanno ignorando il progetto? Di Lorenzo & C. pensano che il campus possa far sorridere solo la Camera di commercio di Chieti, il Patto territoriale, il Comune di Mozzagrogna ed il Consorzio Cisi (questo si compone di piccole imprese locali che producono modesti singoli componenti per le grandi industrie e quindi solo per loro varrà la sbandierata ricerca e l'innovazione tecnologica con questi strastosferici prezzi di appena…100 milioni di euro!).
Piani e strategie simili, invero, andrebbero discussi, approfonditi, condivisi e partecipati, non custoditi fra pochi per assicurare poi a pochi incarichi e consulenze, con scarsa (se non inesistente) ricaduta sull'economia e sullo sviluppo del territorio, all'evidente fine di dispensare ai soliti noti ruoli, prebende e consulenze d'oro: con buona pace del cambio di rotta, del rinnovamento e della nascita di una nuova classe dirigente. 
Ha ragione Angelo Allegrino che si oppone al progetto, invocando l'impiego delle risorse in ben altri settori; anche perché l'industria, soprattutto quella metalmeccanica (e la nostra Regione non è a vocazione industriale), non può assorbire tutto a discapito del commercio, del turismo, dell'artigianato e dell'agricoltura. A meno di ritenere che la Camera di commercio ed il Patto territoriale debbano monopolizzare l'economia e la politica attraverso (astratti) modelli industriali innovativi e così gestire, da veri tuttologi, tutti gli altri settori di sviluppo e che fanno economia e cultura molto di più da soli.
Allegrino sostiene che le risorse vadano destinate alla creazione di infrastrutture serie ed a fruizione collettiva in Val di Sangro (reti viarie e ferrate, mobilità e trasporto) per alimentare sul serio il turismo, il commercio, l'artigianato e l'agricoltura, nei rispettivi settori e dal basso; non concentrarle per creare una mastodontica opera che, pagati lautamente i designati progettisti e direttori dei lavori, si ridurrà ad una pista da polycar, per farci giocare pochi adulti, comodamente seduti su agiate quanto laute poltrone, ubicate in cabine di regia avulse dal territorio, autoreferenziate e lontane da avvicendamenti e da ricambi generazionali, a cui, invece, la nuova fase politica che arriverà dovrà necessariamente portare, con l'avvento di una moderna e rinnovata classe dirigente fatta di volti e di sistemi veramente nuovi, diversi ed innovativi".

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