Chieti – Anche per l’ultima delle "quattro sorelle" la strada ormai segnata è quella del fallimento. Carichieti, commissariata da Banca d’Italia con decreto ministeriale del 5 settembre 2014, è l’ultima delle quattro banche - di cui il governo ha decretato la fine con il Decreto salvabanche - ad arrivare davanti al giudice fallimentare. Ieri si è svolta l’udienza davanti al giudice del tribunale di Chieti Nicola Valletta, che si è preso 48 ore di tempo per decidere se dichiarare o meno lo stato di insolvenza, termine tecnico per dire fallimento. Per Banca Marche, Banca dell’Etruria e Cariferrara la dichiarazione c’è già stata. Se arriverà anche per l’ultima "sorella", come pare scontato, ci saranno altri due mesi per chiudere formalmente la vicenda. A questo punto potrebbe partire l’inchiesta della Procura di Chieti per bancarotta ai danni degli ex amministratori. Si riaprirebbe, dunque, un altro processo, con i risparmiatori che hanno perso tutto che potranno inserirsi nel fallimento e tentare di farsi risarcire come parti offese.

L’udienza, durata appena un quarto d’ora, è servita solo per depositare le carte davanti al giudice, con la richiesta di dichiarazione d’insolvenza avanzata dal commissario liquidatore, l’avvocato Massimo Bigerna, assistito dal presidente dell’ordine degli avvocati di Chieti, Pierluigi Tenaglia, e con la costituzione in giudizio dell’ex direttore generale, Roberto Sbrolli, e degli ex consiglieri Ennio Melena, Giuseppe Di Marzio e Giuseppe Martino che resistono alla dichiarazione d’insolvenza. Tutto questo, occorre ricordarlo, non ha nulla a che fare con la Nuova Carichieti guidata dall’amministratore delegato Salvatore Immordino, che sta portando avanti la partita della nuova banca nata dal Decreto salvabanche con l’obiettivo di venderla. Il decreto ministeriale, infatti, ha previsto che la vecchia Carichieti portasse con sé il passivo della banca, mentre la nuova ripartisse senza debiti.

Ma quali sono i numeri del caso Carichieti? La "bad bank", vale a dire la vecchia Carichieti, si presenta con zero euro all’attivo e 45 milioni di debiti. Ma la cifra che più impressiona è quella relativa alle cosiddette sofferenze e agli incagli (termini utilizzati per indicare somme che ormai non possono più rientrare nelle casse della banca): si parla di 850 milioni di euro, accumulati negli anni da una gestione esosa, da grandi operazioni condotte male, da favoritismi e politiche clientelari. A pagarne le spese saranno i 728 obbligazionisti che hanno visto azzerarsi le loro obbligazioni. Ma non solo. Anche gli ex amministratori saranno chiamati alle loro responsabilità. E, infine, si teme per gli oltre 500 dipendenti. La banca ha già subito una cura dimagrante dal punto di vista dell’organico, ma il futuro è ancora più incerto. L’istituto di credito, che negli anni ha portato avanti una larga politica di assunzioni con l’apertura di filiali a destra e a manca, dovrà ora adeguarsi al mercato che vede banche snelle, che viaggiano via web, con un organico ridotto e diversamente specializzato. Addio ai cassieri, arriva ora la banca 3.0.
 

(Redazione Chieti)

3 maggio '16

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