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"Le istituzioni e gli enti interessati devono operare con rigore scientifico: soprattutto in un caso come questo in cui sono in gioco due beni di primaria importanza che convivono nel cuore del Gran Sasso: l'acqua, di cui va garantita la più assoluta integrità nell'interesse della salute dei cittadini e dell'ambiente e i Laboratori nazionali del Gran Sasso che rappresentano un patrimonio di ricerca e conoscenza unico nel mondo". Così una nota della Regione Abruzzo che fa sapere che, ieri, all'Aquila c'è stato un incontro tra la Regione Abruzzo, la Provincia e la Asl di Teramo, l'Ambito acquedottistico, il Ruzzo, il Comune di Isola del Gran Sasso e i Laboratori. 

Summit per esaminare quanto avvenuto il primo settembre scorso quando dai Laboratori c'è stata "l'evaporazione di una minima quantità di diclorometano (DCM) e si è registrata nell'acqua una concentrazione di DCM pari a 0,335 microgrammi/litro". Le analisi della Asl l'hanno segnalata come una anomalia. "Tuttavia - viene fatto sapere - questa concentrazione non ha rappresentato assolutamente una criticità: infatti la scheda di sicurezza validata dagli organismi certificati indica un valore della PNEC (concentrazione di probabile effetto nullo) pari a 540 microgrammi/litro in acqua dolce. L'anomalia segnalata è stata dunque una concentrazione 1.500 volte inferiore. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, inoltre, per le acque potabili raccomanda un limite di 20 microgrammi/litro. E anche questo raffronto dimostra che ci si è trovati di fronte a valori 60 volte inferiori ai limiti. Per la precisione la concentrazione registrata (0,335 microgrammi/litro) diluita nel flusso d'acqua di 100 litri/secondo corrisponde ad una quantità di 3 grammi/giorno di DCM nelle acque destinate al Ruzzo: cioè 3 grammi su 8.640.000 di litri di acqua. La Ruzzo Reti non ha riscontrato tracce di diclorometano in un campione prelevato il 29 agosto". 

La Asl di Teramo il 31 agosto ha disposto la sospensione, in via cautelativa, dell'immissione in rete delle acque dal pozzetto di prelievo 1917, che il Ruzzo ha prontamente eseguito. Il 2 settembre tutta la sorgente di evaporazione di diclorometano è stata rimossa dai Laboratori. Dunque l'evento è stato circoscritto all'intervallo tra il 30 agosto e il 2 settembre. Le concentrazioni estremamente basse di DCM "non hanno determinato contaminazione e l'acqua potabile immessa in rete in quei giorni non ha mai rappresentato un pericolo per la salute pubblica". Nella riunione è emerso che la sostanza presente nelle acque, sebbene in concentrazioni notevolmente inferiori ai valori limite, è stata prontamente rilevata dal sistema di monitoraggio delle acque, evidenziando quindi l'efficacia del sistema stesso. Nonostante la dimensione limitata dell'episodio, grazie all'intervento del Sian della Asl si è attivata una corretta e giustissima scelta precauzionale che ha determinato la "messa a scarico" delle acque, l'utilizzo del potabilizzatore di Montorio al Vomano per assicurare la continuità e la regolarità del servizio idrico e il coinvolgimento dell'Istituto Superiore di Sanità. Si può dire che "il Protocollo di sicurezza ha funzionato proprio perché il monitoraggio continuo ha individuato una anomalia impercettibile e molto al di sotto dei limiti di legge che tutelano la qualità delle acque e la salute dei cittadini". E tuttavia "l'episodio dimostra proprio la necessità di intensificare i controlli per l'importanza, la complessità e la fragilità del sistema". 22 dicembre 2016


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