Il Consiglio regionale ha respinto con 10 voti a favore, 15 contrari e un astenuto la mozione di sfiducia nei confronti del presidente della giunta, Luciano D'Alfonso, presentata dalle minoranze di centrodestra e del Movimento Cinque Stelle. Il governatore abruzzese è stato eletto senatore il 4 marzo scorso e fino ad oggi non ha ancora scelto se restare alla guida della Regione o andare a Palazzo Madama. Fatto che nelle ultime settimane ha scatenato polemiche al vetriolo. Anche oggi nel corso del suo intervento in aula D'Alfonso ha ribadito che intende restare in questa condizione, "tra coloro che son sospesi", nel pieno rispetto della normativa vigente in materia, solamente per portare a conclusione nelle prossime settime alcuni obiettivi strategici per l'Abruzzo. D'Alfonso, nel corso della votazione, si è astenuto dichiarando al momento del voto "il conflitto di interessi". Si è invece espresso contro la mozione il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe di Pangrazio: quest'ultimo finito nel mirino delle opposizioni che lo hanno accusato di "non aver mantenuto il respiro istituzionale", in alcune occasioni. Dei 31 consiglieri, compreso il presidente, di cui è composto il consiglio regionale, nella seduta di oggi erano assenti in quattro: i tre critici contro la maggioranza, Donato Di Matteo, ex assessore passato dal Pd a Regione facile; l'altro ex assessore Andrea Gerosolimo (Abruzzo Civico) e il suo collega civico Mario Olivieri. I tre hanno annunciato ieri con una nota che non avrebbero votato. Assente, per motivi di salute, l'ex presidente della Regione, Gianni Chiodi, ex Forza Italia approdato nella formazione di Noi con l'Italia alle elezioni politiche del 4 marzo scorso. Nel corso del dibattito, il capogruppo di centro democratico, Maurizio Di Nicola, ha ringraziato "D'Alfonso per il grande lavoro svolto finora", e in prospettiva futura in questo fine legislatura ha sottolineato che "dobbiamo approvare importanti provvedimenti e atti essenziali". Molto duro con il governatore-senatore il consigliere regionale pentastellato domenico Pettinari: "Un anno fa avevo detto a D'Alfonso che era un uomo politicamente finito e che ci sarebbero stati gli ultimi colpi di coda - ha spiegato -. D'Alfonso mi fa pena: non fa il ministro, non fa il sottosegretario, e di contro qualcuno del Movimento Cinque Stelle farà il ministro oppure il sottosegretario. Mi dispiace per la maggioranza di centrosinistra ma alla prossima tornata saranno riconfermati in tre dei 18 attuali". Pettinari ha ribadito "che la legge prevede la incompatibilità che il centrosinistra ha respinto violando le regole". Il consigliere ha anche attaccato i tre critici della maggioranza, Di Matteo, Gerosolimo e Olivieri, assenti nella seduta di oggi: "D'Alfonso è coerente con quanto fatto finora, sono i tre presunti dissidenti a non esserlo, infatti hanno prima mangiato con il centrosinistra, poi lo hanno scaricato ed infine con la loro assenza hanno salvato il governatore".
25 maggio 2018

Nella foto il presidente-senatore D'Alfonso

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