Ciaf, Di Nizio e discarica Rocca: i sindaci chiedono lo stop alla Regione. Lolli: 'Questo territorio va tutelato'
 
In un coro unanime il Comitato dei sindaci del Sangro-Aventino-Frentano nato per la tutela e la valorizzazione dell’ambiente chiede alla Regione Abruzzo che i progetti, finora presentati, per la realizzazione di impianti, per il trattamento e lo smaltimento di rifiuti speciali, dunque a forte impatto ambientale, vengano rigettati e che quelli futuri non vengano presi in considerazione. E la promessa della Regione è quella di tutelare il territorio e il tessuto produttivo esistente: no quindi ad insediamenti che possano danneggiarlo. L'incontro tra sindaci e vertici regionali, presenti anche Legambiente e Libera, Movimento Atessa Unita e i Cinque Stelle, è in Comune ad Atessa. Fuori dal municipio, ad attendere, il vice presidente della Regione, Giovanni Lolli; il direttore generale dell'Arta, Francesco Chiavaroli e Massimo Colonna, del Comitato Via della Regione, c'è lo striscione “No Ciaf- No Di Nizio”. E sono proprio questi gli impianti in itinere e contestati, assieme alla discarica di amianto prevista a Rocca San Giovanni all'interno di un'altra vecchia discarica inzeppata di sostanze nocive e abbandonata da quasi un decennio. A riassumere la situazione è il sindaco di Atessa, Giulio Borrelli. “La società Eco Eridania Spa – introduce – ha intenzione di riattivare, ad Atessa, l'impianto ex Ciaf, ma il sito dove esso sorge è assolutamente incompatibile rispetto alle dimensioni ed al tipo di sviluppo che dal 2006, anno di interruzione dell’attività dell'azienda, hanno avuto le zone circostanti. L’assoluta incompatibilità della localizzazione di questo impianto è stata ribadita dalla “Commissione tecnica di verifica dell’impatto Ambientale Via e Vas”, organo del ministero dell’Ambiente, nel parere 113 del 30 settembre 2008 dove si dichiara che: “L’urbanizzazione venutasi a creare nelle immediate vicinanze dell’impianto acquisisce un’importanza fondamentale rispetto alla tutela della salute pubblica, sotto il profilo del rischio di incidente”. Da allora ad oggi – aggiunge Borrelli - l’area ha radicalmente cambiato la propria vocazione, diventando un agglomerato artigianale-commerciale-residenziale, debitamente urbanizzato e popolato. E' poi assolutamente al di fuori da ogni logica di pianificazione razionale – sottolinea - la domanda della società Di Nizio Eugenio Srl per la realizzazione di un impianto di lavorazione di rifiuti sanitari infettivi mediante sterilizzazione, poiché in Val di Sangro già esiste un impianto di incenerimento per questi rifiuti. Inoltre dall’analisi dei dati del Piano regionale dei rifiuti emerge in modo evidente che in Abruzzo vi è l’ottima capacità degli impianti di trattamento dei rifiuti speciali e che non vi è necessità di costruirne altri. Inoltre, nella zona industriale della Val di Sangro, la più importante del centro-sud Italia, va effettuato un monitoraggio serio e completo della qualità dell'aria. In conclusione gli impianti ex Ciaf e Di Nizio non sono compatibili con il territorio e con le industrie presenti – a partire da Sevel ed Honda - : la loro attivazione porterebbe ad uno snaturamento della valle. Quindi occorre dare lo stop definitivo a queste istanze e revocare l'autorizzazione ex Ciaf”.  
 
E' imbestialito il sindaco di Rocca, Gianni Di Rito, che si definisce 'il più incazzato' tra tutti. "Nel mio paese – riassume -  a ridosso della riserva regionale del Fosso delle Farfalle e alle porte del centro abitato, la ditta Rgs Srl, con un fatturato di appena 30mila euro all'anno,  vuole  trattare materiale edile di radice cementizia o resinoide contenente amianto, rimettendo in funzione una discarica chiusa nel 2009 e dimenticata. Il progetto è stato subito contestato dalla mia amministrazione e dai cittadini. Lo scorso 23 maggio la notizia del preavviso di rigetto del progetto da parte del Comitato Via (Valutazione impatto ambientale); ma dopo dieci giorni siamo stati riconvocati per dirci che all'azienda erano stati concessi altri tre mesi per osservazioni e per integrare la documentazione. Il nostro Piano regolatore non ammette questi impianti. E l'atteggiamento degli uffici regionali è sconcertante. Abbiamo dato mandato ad un legale per tutelarci e chiedere, innanzitutto, la bonifica che la legge impone del deposito dismesso, visto che finora la Regione, riguardo a questo aspetto, pur se sollecitata da anni, non si è mai attivata, con rimpallo di responsabilità”. 
 
Il direttore generale dell'Arta (Agenzia regionale per la tutela ambientale), Chiavaroli, ribadisce che ha poco personale e scarsi mezzi per operare. “E' vero – ammette – la Val di Sangro, per quanto riguarda la qualità dell'aria, è monitorata da una sola centralina, per l'inquinamento da traffico, ma non ne abbiamo altre disponibili e non abbiamo soldi per comprarne. Ne stiamo sistemando una, mobile, che potrebbe essere utilizzata a questo scopo, ma sarà funzionante tra alcuni mesi. Altrimenti dobbiamo trovare il modo di comprarle”. Riguardo ai tre impianti in discussione ricorda ai sindaci che loro sono “ufficiali di governo a livello igienico-sanitario” e quindi, a salvaguardia della salute pubblica, possono chiedere preliminarmente uno studio Vas (Valutazione ambientale strategica) per capire effetti e scenari dei progetti sul territorio e calcolarne anche l'effetto cumulo e i rischi sanitari. Per quanto concerne l'ex Ciaf – suggerisce Chiavaroli – occorre sollecitare il riesame dell'Aia (Autorizzazione integrata ambientale). E poi – rammenta – anche i Piani regolatori comunali possono rappresentare un ostacolo a certi impianti, anche se le leggi attuali tendono a bypassarli. 
“Fino a che – precisa Massimo Colonna – non ci sarà una verifica della qualità dell'aria, la Val di Sangro sarà sempre penalizzata da questi insediamenti”. Inferocito il sindaco di Paglieta, Nicola Scaricaciottoli che tuona: “Quando c'è stata la vicenda Terna, per la costruzione del mega elettrodotto che ha sconquassato i nostri territori, durante la Conferenza di servizi a Roma ho insistito per il monitoraggio per l'inquinamento elettromagnetico. Mi è stato risposto: “Non si preoccupi, voi avete l'Arta...”. Ma l'Arta non ha attrezzature né centraline. E allora a difendere i cittadini dagli scempi, restano solo e sempre i sindaci... che debbono sbrigarsela da soli, visto che nei Comuni non ci sono più neppure i dipendenti. Perché Terna non è stata mai obbligata a installare centraline”?
“In queste situazioni – gli fa eco Davide Caporale, assessore all'Ambiente del Comune di Lanciano - i Comuni debbono far fronte unico. Con Terna così non è stato: mentre alcuni sindaci, come quelli di Castel Frentano, Lanciano e Paglieta, lottavano per difendere il territorio, altri andavano a cena a a braccetto con i dirigenti di Terna”. 
 
“Questa – attacca Lolli – è una splendida realtà, che ha saputo coniugare lo sviluppo industriale a quello turistico e alla sua vocazione agricola, con prodotti d'eccellenza. Questo insieme di valori, ottenuti in passato anche lottando contro la nascita di aziende dannose, come la Sangro Chimica, non possono essere messi ora in pericolo da impianti altamente inquinanti. Abbiamo il dovere di essere coerenti, perché questo resta un territorio appetibile e attrattore di investimenti, come sta dimostrando anche la vicenda Honeywell e come dimostrato dalla Zes (Zona economica  speciale) ottenuta dall'Abruzzo”. 
18 luglio 2018
 
Serena Giannico
 
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