Chieti 03 ott. '14 - Condanna per 18 imputati su 19: questa la richiesta dei pm nel processo per la megadiscarica di Bussi sul Tirino (Pe) che si sta svolgendo in Corte d'Assise a Chieti. Le conclusioni dei pubblici ministeri, Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli, arrivano al termine di due giorni di requisitoria. 


Le richieste di condanna: 12 anni di carcere per Guido Angiolini, 81 anni, amministratore delegato pro tempore di Montedison (2001-2003) e di "Servizi Immobiliari Montedison Spa" e "Come Iniziative Immobiliari Srl"; 12 anni e 8 mesi per Carlo Cogliati, 75 anni, amministratore delegato pro tempore di Ausimont; 11 anni per Salvatore Boncoraglio, 70 anni, responsabile Pas della sede centrale di Milano di Montedison; 4 anni per Nicola Sabatini, 87 anni, vice direttore pro tempore della Montedison di Bussi (1963-1975); 11 anni per Nazzareno Santini, 79 anni, direttore pro tempore della Montedison/Ausimont di Bussi (1985-1992); 11 anni per Carlo Vassallo, 63 anni, direttore pro tempore dello stabilimento Montedison/Ausimont di Bussi (1992-1997); 10 anni e 4 mesi per Domenico Alleva, 75 anni, responsabile tecnico della terza discarica; 12 anni per Luigi Guarracino, 54 anni, direttore pro tempore dello stabilimento Montedison/Ausimont di Bussi (1997-2002); 10 anni e 4 mesi per Giancarlo Morelli, 64 anni, responsabile Pas (Protezione ambientale e sicurezza) dello stabilimento Montedison/Ausimont di Bussi (1997-2001); 10 anni e 4 mesi per Camillo Di Paolo, 49 anni, responsabile protezione ambientale e sicurezza Bussi; 11 anni per Maurizio Aguggia, 77 anni, responsabile protezione ambientale e sicurezza sede centrale Milano; 11 anni per Leonardo Capogrosso, 74 anni, coordinatore dei responsabili dei servizi di protezione ambientale; 11 anni per Giuseppe Quaglia, 66 anni, responsabile laboratorio controllo e analisi stabilimento di Bussi; assoluzione per Maurizio Piazzardi, 42 anni, perito chimico; 7 anni per Luigi Furlani, 63 anni, responsabile protezione e sicurezza ambientale; 7anni per Alessandro Masotti, 74 anni, responsabile sicurezza ambientale; 7 anni per Bruno Parodi, 70 anni, responsabile sicurezza ambientale; 10 anni e 4 mesi per Vincenzo Santamato, 62 anni; 10 anni e 4 mesi per Mauro Molinari, 63 anni.


"Del disastro tutti sapevano, tranne i cittadini che ogni volta che bevevano un bicchiere d'acqua immettevano nel loro organismo sostanze cancerogene". E' questo uno dei passi della requisitoria che ha ricostruito una vicenda fatta di verità nascoste e di terribili bugie trascinate avanti per decenni, anche dalle autorità. "C'è il tremendo sospetto che anche i dati pubblici venissero alterati", ha affermato Mantini durante il proprio intervento nel processo a porte chiuse. Il pm nella ricostruzione dei fatti ha mostrato appunti interni di Montedison datati 2001 con scritto "clorurati in falda H2O - obiettivi di bonifica concordati con enti che danno valori residuali superiori a quelli in tabella".  Per l'accusa, in definitiva, si tratterebbe di una "sistematica falsificazione dei dati". Affermazione supportata da alcune slide che hanno mostrato le tabelle dove i dati del mercurio veri e quelli falsi passavano, per fare un esempio, da 100 a 14 per lo stesso pozzetto. Non solo, Il pm in aula ha fatto vedere una mail interna tra due dipendenti in cui "ci si lamentava con l'altro che era troppo sistematica l'alterazione". 


Mantini ha poi proseguito raccontando che in uno studio di una società, la Erl del 1993, realizzato proprio per la Montedison si parlava esplicitamente di "probabile rischio per prodotti agricoli e preoccupazione per eventuali utenti dell'acqua sotterranea a valle dello stabilimento e a valle delle discariche". Inquietanti particolari che hanno lasciato sconcertato anche il Forum Acque Abruzzo, che, nelle parole di Augusto De Sanctis,  sottolinea: "Si tratta di documenti eccezionali nella loro gravità. Questo è il risultato dello straordinario lavoro dei pm Mantini e Bellelli e della Forestale che hanno raccolto documenti inoppugnabili di un disastro di immani proporzioni che era conosciuto da molti, tranne dai cittadini". 


Nel corso della sua requisitoria in Assise il pm Mantini ha anche citato uno studio del 1981 tenuto riservato dalla Montedison in cui si dichiarava per il mercurio e il piombo una "grave compromissione dell'ecosistema del fiume Pescara fino all'Adriatico". "Documento dopo documento, attraverso la loro proiezione in aula, è andato in scena un vero e proprio dramma ambientale - dicono dal Forum - emergono fatti incontrovertibili sulla conoscenza da decenni da parte di Montedison della gravissima contaminazione non solo di Bussi ma addirittura dell'intera vallata, mare Adriatico e città di Pescara, per piombo e mercurio. La presenza di falde fortemente inquinate da clorurati era del tutto evidente anche per quanto riguarda i pozzi per l'acquedotto". 


Al processo era presente anche il governatore della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso: "Sono qui per testimoniare tutto l' interesse e il coinvolgimento istituzionale dell'ente Regione sapendo che non è un qualsiasi processo di accertamento di una verità qualsiasi. E' un processo centrale nella vita dell'Abruzzo. Siamo di fronte ad uno dei peggiori disastri ambientali europei. Attendiamo le conclusioni e le decisioni dei giudici, ma i dati emersi sull'inquinamento sono letteralmente sconvolgenti e impongono solo una cosa: la bonifica totale senza le scorciatoie che qualcuno ancora oggi osa proporre".


Piergiorgio Di Rocco
Serena Giannico

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