GUARDA LE FOTO
GLI hanno fatto “bere”, disciolti solitamente negli integratori, massicci quantitativi di un farmaco in grado di procurargli emorragie che, a lungo andare, si sarebbero rivelate fatali. Lo avrebbero ucciso. Un piano diabolico volto a disfarsi di quel marito- padre che non sopportavano più. Odiato a tal punto da decidere di doverlo ammazzare. Per ciò una donna e suo figlio sono stati arrestati con l'accusa di tentato omicidio in concorso. Lei è stata rinchiusa in carcere a Chieti, a Madonna del Freddo; il figliolo a Pescara. In carcere, per lesioni aggravate, anche uno straniero, pagato dai due, per picchiare la vittima, che era ignara di quei... parenti serpenti. Le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Tribunale di Pescara, sono state eseguite nelle scorse ora dai carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Pescara e del Nas (Nucleo anti sofisticazioni). 

Dietro le sbarre sono finiti Daniela Lo Russo, 42 anni, e suo figlio, Michele Gruosso, 22 anni, avuto da una precedente relazione. I due sono originari della Puglia, di Barletta, e residenti da tempo a Pescara. Insieme, complici, senza scrupoli, stando agli accertamenti e ai riscontri delle forze dell'ordine. Il piano tessuto e tramato è venuto alla luce a seguito di indagini partite il 28 giugno scorso, quando la donna ha denunciato un tentativo di stupro. Le forze dell'ordine hanno messo il telefono di lei sotto controllo per scoprire gli autori dell'aggressione. Sono scattate le intercettazioni, e da esse è spuntato uno scenario da giallo.  
I primi sospetti sono sorti quando mamma e figlio hanno cominciato a parlare di funghi... E di “scioglierci dentro....”. Disquisizione agroalimentare? Passione culinaria? Le conversazioni telefoniche, registrate, a mano a mano sono divenute più strane. E, facendo combaciare i pezzi del puzzle, i carabinieri hanno intuito che alla vittima designata – 52 anni, di Spoltore, piccolo imprenditore edile – veniva somministrato il “Coumadin”, un  anticoagulante usato nella trattazione di patologie cardiache. L’effetto del medicinale, che viene venduto dietro specifica ricetta, è quello di abbassare il fattore di coagulazione del sangue per evitare trombosi ed altre complicanze successive. Ma, in questo caso, assunto senza controllo ed in quantitativi eccessivi, il farmaco avrebbe abbassato talmente il fattore di coagulazione da provocare pericolose emorragie interne che avrebbero portato l'uomo a morte certa.
Il malcapitato veniva rimpinzato di “Coumadin” - da 3 a 5 pastiglie per volta, disciolte in bottiglie di integratori - e di tranquillanti del tipo En. Il peggioramento ottenuto era progressivo ma, forse, per i due, non abbastanza rapido. Così hanno addirittura organizzato un agguato ai suoi danni: le lesioni riportate – questo hanno pensato – per via dell'anticoagulante, non sarebbero guarite e per lui sarebbe stata la fine. Hanno assoldato due picchiatori che gli hanno teso un'imboscata, scattata lo scorso 10 luglio.  La vittima, mentre stava rincasando, è stata avvicinata da due sconosciuti che lo hanno percosso con una mazza da baseball. Per loro sfortuna l’uomo ha reagito all’attacco riuscendo a malmenare i due aggressori e a costringerli alla fuga. 

Ma l'uomo stava male: per ben sei volte è stato in ospedale a Pescara per importanti emorragie interne. Fino al ricovero nel reparto di Ematologia. Circostanza  che non è riuscita a fermare i due che hanno convinto l'uomo a bere, durante la degenza, altre bevande adulterate, portate da casa, contribuendo così a far peggiorare la sua salute. Grazie all’intervento dei dottori del reparto, che mai avrebbero immaginato una storia così allucinante, che hanno continuamente corretto il valore di coagulazione somministrando al paziente massicce dosi di “antidoto” (vitamina k), l’uomo si è salvato. Con i livelli di coagulazione scesi al 23 per cento, un campione di sangue del paziente, su iniziativa  del primario di Ematologia, Paolo Di Bartolomeo, è stato ha fatto analizzare dal Centro antiveleni di Pavia. Ed è emerso che l’uomo era imbottito di “Coumadin” e altri sedativi. 
Inoltre i Nas hanno battuto a tappeto le farmacie di Pescara e Montesilvano riuscendo a rintracciare le rivendite ove erano state spedite le prescrizioni mediche ripetibili nonché la persona che materialmente aveva acquistato le confezioni di “Coumadin”. Ulteriori verifiche hanno consentito di appurare che le prescrizioni mediche, così come i timbri apposti sulle ricette erano fasulle. Gli interrogatori della coppia saranno effettuati il 27 luglio, in Tribunale. Sarà ascoltato anche Andrei Edwin Zabala Mosquera, 30 anni, colombiano residente a Silvi (Teramo), uno degli autori dell'aggressione su commissione. 26 luglio 2016

Nella foto in alto mamma e figlio, in basso il colombiano arrestato.
@RIPRODUZIONE VIETATA

Condividi l'Articolo

Articoli correlati