"Un metodo privo di validità scientifica che comporta una serie di rischi collegati ad attività di estrazione e re- inoculazione delle cellule staminali poste in essere fuori dalle dovute precauzioni e dalle procedure richieste dalla legge". Così la Cassazione detta quelle che sono le motivazioni sul 'no' alle cure con il metodo Stamina. Così la Suprema Corte respinge la richiesta di dissequestro dei materiali per le infusioni presso gli Spedali Civili di Brescia avanzata da Davide Vannoni, ideatore del metodo, e dei familiari di alcuni malati. Tredici i ricorsi presentati dai familiari di quei malati sottoposti alle infusioni, tutti respinti.

La Cassazione fa notare che "il Tribunale del Riesame ha correttamente rilevato che il 'locus commissi delicti' del più grave tra i reati contestati a tutti gli imputati deve essere individuato in Torino, atteso che è in tale luogo che la contestata associazione per delinquere ha iniziato concretamente ad operare ed è stata diretta dal Vannoni, dominus e regista dell'intera vicenda legata al cosiddetto metodo Stamina".

"L'unico protocollo presentato da Stamina Foundation non è supportato da dati scientifici;è privo di riferimenti a procedure scientifiche validate o a pubblicazioni scientifiche e in esso le metodiche non sono dettagliate - scrive ancora la Cassazione convalidando il sequestro del pm Raffaele Guariniello del materiale per le infusioni -. In tutta la documentazione prodotta da Vannoni la preparazione e la caratterizzazione delle proprietà delle cellule staminali" non è "definita nè documentata adeguatamente". 

Un metodo imperfetto somministrato in modo potenzialmente pericoloso per la salute pubblica, questo sostanzialmente il parere della Cassazione. 5 giugno '15

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