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La diga di Campotosto, così come le 541 grandi dighe italiane, è progettata per resistere a terremoti fino a magnitudo 7. Secondo l'ingegnere esperto di costruzioni idrauliche Francesco Napolitano, dell'università Sapienza di Roma, la presenza di una faglia a 300 metri dalla diga non costituisce un pericolo e ricorda che il terremoto de L'Aquila nel 2009 ha avuto un epicentro più vicino rispetto a quelle degli ultimi mesi.

"Dopo il terremoto del 2009 a L'Aquila - ha spiegato Napolitano - le verifiche indicarono l'esistenza di una faglia che correva a 300 metri dalla diga di Campotosto, ma si tratta di una distanza di sicurezza. Anche in caso di movimento di quella stessa faglia, la diga non correrebbe pericoli". Tutte le dighe italiane sono infatti progettate per resistere a terremoti anche con magnitudo 7 e i versanti sono monitorati per evitare possibili 'effetti Vajont'. "Ho letto in questi giorni - ha aggiunto Napolitano - che secondo alcuni colleghi non si possano escludere fagliazioni superficiali che possano interessare il corpo della diga", ossia 'diramazioni secondarie' della faglia che vadano a creare una crepa esattamente sotto la diga. "Ma su questo non si sa nulla di certo, non conosco studi a questo proposito", ha concluso. 

Il pericolo dell'effetto Vajont, che ha fatto sobbalzare l'Italia, è stato evocato dalla commissione Grandi rischi che, dopo aver sottolineato che ci possono essere altre scosse, fortissime, nel Centro Italia, fino a magnitudo 7.0, ha evidenziato  che, nella zona di Campotosto, epicentro del sisma, c'è il secondo bacino più grande d'Europa con tre dighe (Sella Pedicate, Rio Fucino e Poggio Cancelli), una delle quali su una faglia che si è parzialmente riattivata e ci possono essere movimenti importanti di suolo che cascano nel lago, per dirla semplice è 'l'effetto Vajont'”. Un ammonimento che fa paura. Il disastro del 9 ottobre 1963, con 1.917 vittime, infatti, venne provocata da una frana precipitata nel bacino facendolo traboccare: un'onda di acqua e fango che rase al suolo e seppellì diversi paesi, tra cui Longarone. “Se si avverte un aumento del rischio, bisogna immediatamente renderlo trasparente alle autorità e alla popolazione. Sarebbe pericolosissimo abbassare la guardia, soprattutto per scuole, ospedali e, appunto, le dighe. Non si configura la possibilità di avere onde che possano superare i dieci metri”, ha concluso la Grandi Rischi.

Così sono scattati  allarme e preoccupazione. A rispondere, per prima, è stata Enel secondo cui la diga di Campotosto è sicura. Il buono stato delle opere, rende noto, “è confermato da tutti i controlli eseguiti in questi giorni. Il volume attualmente invasato è di circa il 40%, quindi molto basso”. Alla luce della difficile situazione idrogeologica in atto “si è comunque deciso, come misura cautelare, estrema, di procedere ad una ulteriore progressiva riduzione delle acque”. "Dopo il terremoto del 2009 – ha inoltre sottolineato - sono stati effettuati studi e approfondimenti di analisi per determinare l'ubicazione della faglia presente nell'area, che hanno escluso che questa interessi le fondazioni della diga. Inoltre sono state eseguite verifiche sulla resistenza al sisma delle dighe, con il supporto di esperti di altissima specializzazione. I risultati hanno evidenziato la sicurezza delle strutture”. 

Sulla faccenda ecco, poi, oggi, un tavolo tecnico convocato dal ministro Graziano Delrio, con i vertici della Protezione civile, Regioni e gestori delle grandi dighe localizzate nelle zone sismiche. E la questione, dopo il summit, viene immediatamente ridimensionata. “L'incontro - fa sapere il ministero - ha consentito di fare il punto della situazione rispetto ai controlli ed alle misure adottate dopo le scosse sismiche del 24 agosto e 30 ottobre 2016 e rispetto alla più recente del 18 gennaio. Per le dighe, in particolare per quanto riguarda Campotosto, non sono state evidenziate criticità sia nei controlli ordinari, sia in quelli scattati, come da procedura, dopo i terremoti recenti”. Ma l'attenzione resta alta. Il ministro “ha sollecitato una prosecuzione del monitoraggio ed una condivisione delle informazioni con un aggiornamento puntuale con il territorio”. E Sel, con il deputato Gianni Melilla, presenta un'interrogazione al premier Gentiloni. Nel documento chiede “cosa intenda fare per chiarire l'effettivo rischio per la popolazione e cosa si stia predisponendo per la sicurezza del lago di Campotosto”. 23 gennaio 2017

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