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Torino - Finisce nel peggiore dei modi la stagione degli abruzzesi. Ormai la matematica, anche se non condanna ancora il Pescara, non conta più nulla. Il Pescara sceso in campo a Torino ha messo in luce una situazione che si trascina da mesi. Una società alla sbando totale, una squadra non all’altezza della categoria, un allenatore che paga colpe non sue ma che vanno ascritte, senza ombra di dubbio, al Presidente Sebastiani e al suo entourage.
 
Analizziamo la gara. Mister Oddo, come  da inizio campionato, è costretto a schierare la solita formazione rimaneggiata. Gli uomini sono sempre contati, gli infortunati e gli elementi fuori condizione sono sempre gli stessi. In più si va ad aggiungere l’improvvisa cessione del centrale Gyomber accasatosi in Russia a Groznyj. La gara inizia immediatamente nel peggiore dei modi. Dopo 65’’ (65 secondi!!!) il Torino è gia in vantaggio con Iago Falque. Nell’arco di quindici minuti prima l’albanese Ajeti, poi Belotti, mettono fine alla gara fissando il risultato sul 3-0. Il Pescara, depone le armi. Sin dal primo minuto non vi è stata mai partita. Continui svarioni difensivi, una squadra allo sbando totale, palesemente inferiore tatticamente, tecnicamente, fisicamente e mentalmente. La tre reti segnate dagli abruzzesi, sul risultato di 5-0, sono frutto non di una reazione della squadra ma dei torinesi, che, ormai paghi del risultato, si lasciano infilare ingenuamente due volte da Benali e da un’autorete di Ajeti. Una partita che ha poco da raccontare tatticamente. Un monologo dei granata che giocano sul velluto. Da parte sua il Pescara riflette l’immagine di una società che ha commesso errori imperdonabili, soprattutto se si considera l’ultima stagione in serie “A” dalla quale esperienza negativa, si sarebbe dovuto trarre beneficio per migliorare. Invece si profila una stagione ancor più fallimentare.
 
Considerazioni finali: la società ha sbagliato tutto. In primis l’inserimento in organico dell’inesperto direttore sportivo Luca Leone. Non solo non all’altezza della categoria, ma ha anche arrecato grossi danni alla società e alla squadra. Campagna acquisti da subito con poche luci e molte ombre. In uscita il bomber Lapadula mai adeguatamente rimpiazzato. Vicinissimi nell’acquistare Simeone, che sarebbe stato il colpo dell’anno, solo per motivi di ingaggio è stato lasciato al Genoa. A tutt’oggi ha messo a segno dieci reti! Lo svincolato Berghessio, anch’egli ottima punta, non acquistato per un ingaggio di 1.200.000 euro a stagione. Altre piste importanti, tipo Denis, Paloschi, ma che avrebbero dato sicuramente un’altra impronta alla squadra sono state abbandonate per motivi di bilancio - almeno cosi ha affermato il presidente Sebastiani.
Passiamo alla campagna acquisti a dir poco fallimentare. Bahebeck, un ottimo calciatore ma con le ossa di cristallo. L’albanese Manaj probabilmente neanche in grado di ben figurare in serie “B”. L’esperto Pepe ma che ormai dalla sua parte è rimasta solo l’esperienza, in quanto fisicamente, anche per i molti infortuni subiti, non più all’altezza della categoria. Alberto Aquilani, pur rimanendo sempre un buon calciatore, non si è dimostrato adatto a giocare in una squadra che deve lottare per salvarsi.  Al portiere Albano Bizzarri si possono imputare piccole colpe. Quando si ha una squadra che commette svarioni difensivi da dilettanti diventa facile subire goal. Molti blackout li ha avuti, ma in parte vanno giustificati. Una  campagna di riparazione tra dicembre e gennaio che lascia forti dubbi. Arrivano Bovo, Gilardino, Muntari, Stendardo, che avrebbero dovuto far fare il salto di qualità. Fino ad oggi non hanno quasi mai giocato e, per quel poco che lo hanno fatto, il rendimento è stato disastroso. Muntari è completamente fuori condizione fisica, Gilardino e Bovo perennemente infortunati. L’unico con un rendimento costante è stato l’ex atalantino Stendardo. Ma da solo poco può fare contro squadre molto forti ed organizzate. Ci viene da pensare: gli incassi per le cessioni dei calciatori sono stati importanti, si è badato esclusivamente al bilancio non investendo alcuna somma rilevante tranne che per l’acquisto di Verre. Somma prontamente recuperata una settimana fa con la cessione  definitiva dello stesso a giugno alla Sampodoria per 4 milioni di euro in più un bonus di 2. Tutte considerazioni che portano a pensare, ancor meglio, a constatare, che la gestione societaria è stata fallimentare dal punto di vista del campionato ma vincente dal punto di vista economico. Una retrocessione che fa bene al presidente Sebastiani che andrà ad incassare anche i 10 milioni di euro del “paracadute retrocessione”. Ci sarà il ritorno di Caprari all’Inter per sua fortuna, e Benali  (che porterà altri soldi in cassa) insieme a quest’ultimo rimarrà in serie “A” avendo avuto un ottimo rendimento, dimostrando di avere ottime doti tecniche adatte alla massima categoria.

Infine il discorso Oddo. Un allenatore che, seppur con poca gavetta, ha da subito dimostrato di essere all’altezza dei massimi campionati. Ha pagato l’inesperienza da tecnico in serie “A”. Si è reso conto in ritardo della pochezza tecnica, fisica e tattica della squadra confezionata per lui da Sebastiani e Luca Leone. Ha cercato di rimediare in tutti modi ma non c’è l’ha fatta. Allenare nella massima categoria è l’aspirazione di tutti gli allenatori, per cui, il suo operato, anche se spesso criticabile, non va denigrato. Le sue dimissioni, non ancora ufficiali, sicuramente non serviranno a migliorare una situazione già compromessa. Appare comunque evidente che i ragazzi della squadra non lo seguono più e, probabilmente, neanche lui, è mentalmente predisposto a proseguire la sua avventura. Rimane il grosso rammarico che si sarebbe potuto fare molto meglio, che un po’ di fortuna avrebbe dato una mano. Tutte affermazioni retoriche ma che rispecchiano la realtà dei fatti. Il punto focale rimane l’organizzazione societaria. Quando si arriva nella massima categoria è giusto guardare ai bilanci, ma se non si fanno investimenti importanti, investimenti che a volte portano anche fuori bilancio, non si arriva da nessuna parte. Nel commercio bisogna rischiare andando anche in perdita. Purtroppo è stato impostato il discorso contrario. Oggi ne vediamo i risultati. 13 feb.’17


Fabio Oggioni

Cliccare su immagini per ingrandire. Le foto dell'incontro sono di Massimiliano Brutti

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