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Crotone -  Mister Oddo mette in campo il suo modulo consueto ma, in questa gara, presenta qualche novità. C’è Benali, arretrato sulla linea dei tre mediani; a fungere da trequartista invece viene proposto Verre. A Memushaj vengono affiancati Benali e, come sempre, Brugman nel ruolo di mediamo basso. In difesa rientra Crescenzi, sul versante sinistro Biraghi mentre, dopo una breve sosta, riappare l’argentino Campagnaro che affianca Gyomber centralmente. A destra agisce il sempre attivo Zampano. A completare lo schieramento ci sono Pepe con il ruolo di finta punta e Caprari che ha ampio raggio di movimento su tutta la zona offensiva. 
Mister Nicola risponde con il suo 4-4-2 che ultimamente gli ha portato dei punti pesanti. Potrebbe anche definirsi un 4-3-3 in fase offensiva con Palladino che spesso va ad agire come terza punta, ma il suo ruolo comporta spesso di scalare sulla linea dei centrocampisti al fine di arginare le folate di Zampano. In quella zona di campo, va di frequente a creare superiorità numerica. Non ci sono Rosi e Crisetig, Sampirisi gioca dal primo minuto come quarto uomo di difesa a destra. In attacco si alternano, come prima e seconda punta, Trotta e Falcinelli, entrambi capaci di giocare di sponda e di cercare la profondità. 

Primo Tempo: Solito cliché, Pescara gran possesso palla, alla fine sarà addirittura del 63%. Il Crotone che attende, non pressa mai alto, cerca di stanare gli abruzzesi facendoli uscire tranquillamente fino a centrocampo per poi cercare di attaccarli di rimessa. Si sente molto il clima di importanza che riveste la gara, una vera e propria sfida per la salvezza. Eppure a fare la gara sono sempre gli uomini di Oddo. Il mister capisce che a destra il Crotone potrebbe avere delle difficoltà per cui lascia giocare molto vicini Verre, Benali e Pepe al fine di approfittare di qualche svarione di Sampirisi. Ma quest’ultimo concederà poco e niente. Solo un’occasione di Pepe finita fuori di non molto. Qualche minuto dopo  lo stesso sarà costretto ad abbandonare il terreno di gioco per infortunio. Assenza che peserà come un macigno sull’andamento della gara, considerato che era l’unico elemento a saper giocare spalle alla porta, a cercare la conclusione e a muoversi molto bene senza palla.  Al suo posto Aquilani. A quel punto Caprari torna a fare il falso centravanti. E da qui per il Pescara le cose si complicheranno di parecchio. 
Il Crotone al suo primissimo affondo conquista un calcio di rigore, più o meno discutile, e si porta in vantaggio. Un primo tempo che si può cosi riassumere. Un Pescara che cerca di costruire le sue azioni con un possesso palla che a volte diventa stucchevole, senza mai giungere a conclusione. Il Crotone, sempre molto compatto, non lascia mai spazio agli abruzzesi e riconquista sempre palla sulla propria trequarti. Non crea occasioni anche perché la difesa pescarese è ben protetta dal centrocampo e difficile da scardinare. Da rilevare un errore tecnico di Bizzarri che respinge centralmente di pugno una conclusione sterile di un avversario. Fortunatamente non c’era nessuno per la respinta.

Secondo Tempo: Il secondo tempo ricalca fedelmente la prima parte della gara. Anzi il possesso palla del Pescara aumenta a dismisura. Oddo cerca di dare una scossa ai suoi inserendo Pettinari e Manaj passando ad un 4-3-3 ultraoffensivo. Alla fine alle tre punte si aggiungerà anche Campagnaro per cercare di sfruttare qualche palla alta. In effetti mister Oddo qualche risultato lo ottiene. Dapprima l’arbitro concede il penalty ai biancazzurri che, per  la terza volta consecutiva falliscono con il capitano Memushaj. A pochi minuti dalla fine pareggiano su palla inattiva con un colpo di testa di Campagnaro, dopo che le squadre erano rimaste in dieci per le espulsioni subite. Ma nemmeno il tempo di respirare che il Crotone colpisce il Pescara su palla inattiva. Calcio piazzato, cross in area, Ferrari, forse dopo aver commesso fallo su Pettinari, mette dentro per il 2-1 finale 
Riflessioni finali: Ci siamo e ci risiamo! Non vanno assolutamente colpevolizzati tecnico e calciatori. Il Pescara è una squadra costruita per proporre un certo calcio. Se le si imponesse di giocare come il Crotone prenderebbe minimo cinque reti a partita. Purtroppo è facile constatare come il bel gioco, il possesso palla ben congeniato, rimangono sempre fini a se stessi. È una compagine con grossi limiti strutturali e fisici. Speriamo non diventino anche psicologici a causa degli scarsi risultati. La si può anche definire una stagione stregata, sfortunata. Il Pescara tra occasioni mancate, rigori subiti, sviste arbitrali, qualche punto in più lo potrebbe avere. Ma questi sono discorsi che lasciano il tempo che trovano. 
Passiamo alle dolenti note in cui tecnico e squadra non possono esimersi da colpe, seppur limitate. Le reti subite su palle inattive non si contano più. Le marcature saltano, i blocchi delle squadre avversarie spesso mandano i loro colpitori a conclusione. Qualche accortezza in più non guasterebbe.  Le qualità di Brugman spesso vengono offuscate dal suo continuo movimento ad inserirsi tra i due centrali difensivi del Pescara per far ripartire l’azione. Diventa troppo dispendioso per il calciatore, che magari, essendo costretto, prima ad abbassarsi,  poi  ad accorciare, non riesce ad essere sempre lucido nei suggerimenti. Sarebbe forse opportuno che questo tema tattico ricorrente venisse modificato anche per permettere all’uruguayano di esprimere le sue grandi qualità tecniche. Il possesso palla viene eseguito senza grosse sbavature, riesce spesso a portare Zampano al cross. Azione anch’essa ricorrente ma inutile. Il Pescara non ha alcun colpitore di testa se non Campagnaro che si muove solo su palle inattive. Allora perché qualche volta non preparare uno schema che porti a conclusioni dalla distanza? Memushaj, Brugman, Verre e Caprari le hanno nelle loro corde e possono far male. Per finire facciamo un paragone con il Crotone. Nicola ha a disposizione un organico privo di palleggiatori di buon livello, ha un centrocampo e una difesa che, comunque riescono a chiudere bene gli spazi. Adotta un 4-4-2 che garantisce la più ampia copertura del terreno di gioco. Due ottimi attaccanti bravi ad andare incontro e a cercare la profondità. Tutto nella massima semplicità. Il suo gioco è prevalentemente di rimessa. È una squadra costruita per giocare così ma allo stesso tempo ha tutti i tasselli al posto giusto a prescindere dai risultati che verranno in futuro. Il Pescara ha invece tutt’altra impostazione. Costruita per mettere in mostra un gioco moderno, per far divertire il pubblico e se stessi. C’è anche riuscito pur uscendo sconfitto. Ricordiamo le gare con l’Inter, il Milan, la Roma. Il problema purtroppo, a differenza dei calabresi, è che agli abruzzesi mancano almeno quattro tasselli importanti. Troppo facile dare addosso ai calciatori e a mister Oddo! Al massimo hanno un 10% di colpe. L’altro 90% è da ricercare altrove. 12 dic.’16

Fabio Oggioni

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