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"PER Bussi sul Tirino l'accordo di programma naufraga". E' quanto sostiene il Forum Acqua Abruzzo che, in una nota, spiega: "La strada maestra per il sito di Bussi è la bonifica, costringendo le due multinazionali presenti a vario titolo nel sito, Solvay ed Edison, a fare semplicemente quanto previsto dalla legge. Bonificare è facile e non vogliamo continuare ad agire attraverso gli esposti: basta seguire i passaggi previsti dal Decreto 152/2006 (e prima ancora dal Decreto 471/99). In questo senso, fin dal 2004, il Comune di Bussi ha gravissime responsabilità e l'attuale amministrazione a nostro avviso non sta facendo che perpetuare se non aggravare i ritardi nella soluzione delle problematiche del sito".


 "La reindustrializzazione - prosegue il Forum H2O - sta diventando l'alibi per non bonificare e per ritardare azioni obbligatorie per legge che, tra l'altro, garantirebbero centinaia di posti di lavoro per un decennio. Gli enti operino secondo quanto previsto dalla legge assicurando quella trasparenza e quella partecipazione che finora è mancata completamente alla faccia della Convenzione di Aarhus. L'accordo di programma per la reindustrializzazione è solo un tassello aggiuntivo che non può ritardare o, peggio, posticipare sine-die, la bonifica (con le ventilate tombature di aree inquinate). Non può essere usato come specchietto per le allodole o, peggio, come foglia di fico per la mancata attuazione di obblighi di legge".


La reindustrializzazione dell'area pare essere la priorità delle istituzioni. Così il presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, dopo l'incontro istituzionale, nella sede di Pescara della Regione Abruzzo, tenuta tra i soggetti interessati all'Accordo di programma per bonifica e messa in sicurezza del sito. Confronto a cui, tramite video conferenza hanno partecipato, da Roma, anche i dirigenti del ministero dell'Ambiente, che fa da supervisore. Al tavolo inoltre il Comune, guidato da Salvatore La Gatta, la Provincia di Pescara, Solvay Spa e Unichimica Uniholding Spa, intenzionate ad investire sui luoghi del disastro ambientale. "Abbiamo un investitore certo che si è impegnato a generare sul territorio posti di lavoro - dice il presidente Luciano D'Alfonso -. C'è poi un secondo investitore, che potrebbe aggiungersi al progetto di reindustrializzazione. Dobbiamo fare l'impossibile per comporre le proposte affinché possano coabitare e portare benefici profondi sull'intera zona". 


 La bonifica prevista dall’Accordo di programma, con progetti di "reindustrializzazione e sviluppo economico dell’area" lascia perplessi anche altre associazioni. "Chi sarà a pagare la bonifica di Bussi? Troviamo gravissimo il silenzio di Rifondazione comunista e soprattutto di Maurizio Acerbo, che con grande precisione e puntualità mette la faccia per denunciare soprusi ambientali e sociali da parte di amministrazioni comunali a colore centrosinistra", dicono Daniele Licheri e Tommaso Di Febo, rispettivamente coordinatore provinciale e regionale Sel-Sinistra italiana. Sulla questione ambientale, le aree da bonificare sono quelle denominate 2A e 2B e secondo le associazioni ambientaliste l’intervento sarebbe una "tombatura", poiché "non risolve il problema della discarica Tremonti e dell’area industriale che continuano ad inquinare. Il timore è che si stia andando verso una direzione che rischia di scaricare i costi veri della bonifica sui cittadini, contravvenendo al buon senso e alla direttiva comunitaria che istituisce un quadro di responsabilità ambientale basato sul principio ‘chi inquina paga’ per prevenire e riparare i danni ambientali". A proposito di danni ambientali, è al vaglio della Commissione Europea la questione che riguarda la responsabilità sulla vigilanza e tutela delle acque: soltanto poche settimane fa l'eurodeputata M5S al Parlamento Europeo, Daniela Aiuto, aveva sottoposto l’interrogazione ai componenti della Commissione, chiedendo se fosse il caso di aprire una procedura di infrazione contro l’Italia per violazione del diritto comunitario. In particolare, Aiuto fa riferimento alle direttive europee sulla qualità delle acque (Ue 2000/60/Ce), e sulla protezione delle stesse acque (2006/118/Ce), nonché le direttive sui rifiuti e la direttiva 2003/4/Ce sull’accesso del pubblico alle informazioni ambientali, che consente di capire a che punto sono i monitoraggi in corso. 


Arci, Bussi ci riguarda, Ecoistituto Abruzzo, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Marevivo, Mila Donnambiente, Pro Natura e Wwf affermano: "Si chiede a Ministero, Regione e Comune di Bussi di valutare con attenzione i contenuti dell’accordo in esame e di scongiurare azioni che possano ripercuotersi negativamente sul futuro di questo territorio, già gravemente compromesso da veleni di ogni genere. Se davvero si vuole discutere di una sana re-industrializzazione, bisogna anche rendere il percorso di questo accordo di programma trasparente e partecipato. Una ipotesi, come da più parti ventilata, che preveda il trasferimento della proprietà delle aree inquinate in capo al Comune, al fine di agevolare una potenziale re-industrializzazione, non solo è un’operazione insensata ma sicuramente è un'operazione non necessaria. In assenza di concrete garanzie esporrebbe la comunità a gravi rischi, tanto che su oltre 50 Siti di interesse nazionale (quelli da disinquinare), nessuno è stato acquisito da un ente pubblico".  24 maggio 2016



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