Andata e ritorno in macchina da Pescara a Roma, percorrendo A24 e A25, dopo l'ultimo aumento del pedaggio autostradale di inizio anno, costano 43 euro e 40 centesimi, un prezzo assurdo. Gli ultimi rincari, che da subito hanno scatenato sit-in ai caselli; proteste di cittadini, di pendolari e sindaci di Lazio e Abruzzo, di associazioni e organizzazioni di categoria, sono stati del 12,80 per cento. E la Regione si è mobilitata con un ricorso alla Corte Costituzionale che verrà discusso il prossimo 22 maggio. 

"L'udienza - ha spiegato oggi il presidente della giunta regionale,  Luciano D'Alfonso - è su un ricorso che abbiamo presentato contro una legge che stabilisce che i canoni di concessione della Regione Abruzzo debbano finire nella fiscalità generale dello Stato. Io invece sostengo che i canoni di concessione sono degli abruzzesi e debbono essere utilizzati per gli abruzzesi, per comprimere gli aumenti delle tariffe autostradali e per la manutenzione della Strada dei Parchi. Il ricorso alla Consulta - ha detto D'Alfonso - è per dimostrare l'illegittimità costituzionale del decreto legge del 24 aprile scorso con cui si individuano le risorse necessarie ai lavori di messa in sicurezza della Strada dei Parchi, del gruppo Toto. Ed è per riprenderci i 56 milioni di euro all'anno dei canoni di concessione autostradale. Inoltre - ha aggiunto - bisogna lavorare per rivedere l'assurdità di quel contratto con Toto conseguente all'assurdità di un bando di gara ed occorre  fissare un limite all'aumento delle tariffe, che per quanto mi riguarda non deve superare il 2% più inflazione". 
10 febbraio 2018

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