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Atessa (Ch) – "Non un passo indietro. Non arretreremo di un solo millimetro. Sarà lotta fino a che non verrà presentato un piano industriale che punti alla crescita; fino a che non sarà sottoscritto un accordo che sancisca quanti soldi ci sono per il rilancio di questo stabilimento, quando li useranno e come saranno investiti”. Convinti, e determinati a continuare la protesta. Braccia incrociate, produzione bloccata e  sit in fino a che la vertenza non avrà una svolta positiva. E' quanto viene ribadito, dopo una settimana di sciopero ininterrotto, in una domenica mattina particolare, davanti all'ingresso della Honeywell di Atessa. “Stiamo difendendo il nostro posto e il nostro futuro, anche occupazionale”. A scandire, di nuovo, le ragioni degli oltre 400 lavoratori è Davide Labbrozzi, segretario provinciale Fiom Chieti. 

“In questa battaglia – attacca – è importante la vicinanza delle istituzioni. Qui con noi, questa mattina, c'è il sindaco di Atessa che è stato presente anche all'incontro del 13 settembre a Roma, al ministero dello Sviluppo economico, dove è venuta fuori la posizione fasulla dell'azienda che, numeri alla mano, conduce in una sola direzione: alla chiusura del sito della Val di Sangro. Si tratta di dirigenti spietati che, dopo aver spremuto la situazione, vogliono abbassare la saracinesca e traslocare". L'obiettivo, secondo Fiom, Fim e Uilm, è si spostare la produzione all'estero. Giulio Borrelli, primo cittadino di Atessa, rammenta che “questa è una delle eccellenze del territorio. E non la vogliamo perdere. Non vogliamo rinunciarvi”, dice. Il 2 ottobre è fissato un nuovo incontro al Mise, che potrebbe però saltare. 

“Perché – sottolinea Borrelli – essendo una multinazionale con sede legale all'estero, neppure il governo può costringere i suoi big shot (pezzi grossi, ndr) a sedere al tavolo romano. Ci stiamo adoperando, assieme alla Regione, per trovare una soluzione alla vertenza e cercare di capire come far vivere lo stabilimento. Atessa – evidenzia – è rientrata nelle Zes (Zone economiche speciali) per lo sviluppo del sud, che si traducono in incentivi, agevolazioni fiscali, deroghe normative, fondi...”. Quindi i vertici Honeywell non hanno appigli per giustificare lo smantellamento della fabbrica. “Deve investire qua e restare qua. Vogliamo rendere quest'area industriale più ricca e competitiva - aggiunge Borrelli – e non ci possiamo permettere di perdere una realtà come questa.  Andiamo avanti con compattezza ed unità di intenti”. Un ricordo al suo lavoro da giornalista. “Questa lotta mi riporta a quando facevo il cronista a Roma, a quando mi occupai della vecchia Pantanella, che produceva pasta...  Lo so, è difficile. Ma noi siamo con voi. Andiamo avanti uniti”. 

E' domenica e c'è anche la messa, officiata da don Carmine Miccoli che si sofferma sulla qualità del lavoro e ribadisce sostegno e vicinanza. Una vertenza che si prospetta lunga e faticosa. Un braccio di ferro. “Resistiamo... -   affermano alcuni dipendenti -. Ma è un'incognita al momento”. “E' dura -, ammettono Gennaro e Attilio mentre distribuiscono fette di ciambellone, dolci e pezzi di pizza -, ma ci mettiamo tutto l'impegno. Mentre aspettiamo risposte... Non è facile presidiare 24 ore al giorno e anche di notte...”. Picchetto, a turni, davanti alla Honeywell ma anche dinanzi al magazzino Travaglini, da dove potrebbero uscire rifornimenti. “Quando piove ci infiliamo in macchina... Altrimenti stiamo sotto il gazebo. L'altra sera c'eravamo tutti, anche molti familiari. Per stare vicini, per farci coraggio, per rafforzare la nostra battaglia... abbiamo preparato arrosticini (1.500, ndr) e porchetta. E giù anche qualche bicchiere di vino. In precedenza c'era stata qualche spaghettata. Ci tiriamo su anche così. E' complicato, ma deleterio sarebbe mollare”. 24 settembre 2017

Serena Giannico


Le foto sono di Andrea Franco Colacioppo. Cliccare su immagini per ingrandire
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