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L'allarme è scattato ieri sera quando la Giunta regionale, presieduta dal Luciano D'Alfonso, ha dichiarato "lo stato di emergenza idrica nel comprensorio teramano dopo la disposizione cautelativa emessa della Asl di Teramo per le acque provenienti dai laboratori del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Il provvedimento - ha scritto la Regione in una nota - ha ridotto la disponibilità idrica delle sorgenti che non sono piu in grado di garantire i volumi necessari per l'acqua potabile". L'emergenza è dei mesi scorsi, ma solo adesso è stata resa pubblica. La Regione, infatti, da un pezzo aveva "autorizzato un approvvigionamento idrico di emergenza consentendo, fino alla data del 15 aprile 2017, la captazione di acqua nella misura massima di 100 l/s dall'opera di presa di "Venaquila" per la distribuzione idrico-potabile, previo trattamento nell'impianto di potalizzazione di Montorio al Vomano". 

Captazione dovuta a necessità e che ha fatto scattare ora la richiesta di danni da parte del gestore delle acque della provincia di Teramo, la Ruzzo Reti, ai Laboratori. Ma cosa è accaduto? Lo scorso 2 settembre a seguito delle consuete analisi, nelle acque provenienti dalla condotta del Gran Sasso sono state rintracciate tracce di solventi. Il sistema di controllo ha immediatamente bloccato l'immissione dell'acqua nel circuito della Ruzzo. La Asl ha vietato il prelievo di questa acqua, divieto ancora attivo. La Ruzzo adesso ha promosso istanza risarcitoria nei confronti del Laboratorio di Fisica Nucleare del Gran Sasso "per via dei maggiori costi sopportati nel processo di potabilizzazione", quello appunto autorizzato dalla Regione. La Ruzzo comunque spiega che  in questi mesi "non è mai accaduto che acqua contaminata sia stata immessa in rete, i sistemi di controllo lo impediscono". 

"I sistemi di controllo presenti sulle captazioni del Gran Sasso, qualora vi fossero stati problemi, avrebbero mandato "a scarico" l'acqua che avesse presentato anche lievi anomalie - spiega la Ruzzo in una nota -. In realtà all'inizio di settembre, nelle captazioni del versante aquilano, furono rilevate tracce di un diclorometano seppur ampiamente sotto i parametri di legge. Prudenzialmente, sia Ruzzo Reti che il Sian della Asl di Teramo hanno effettuato analisi sul pozzetto di derivazione situato in prossimità del Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso". Analisi che hanno confermato che non vi erano superamenti dei parametri di legge.

Il comunicato integrale della società Ruzzo Reti: 
"In relazione alle notizie diffuse dai media, questa Società ritiene indispensabile contribuire a fare chiarezza su una situazione che, purtroppo, è stata dipinta, con preoccupante superficialità, quasi come catastrofica. In primis va tranquillizzata la popolazione sulla qualità delle acque immesse nella rete idrica; infatti i sistemi di controllo presenti sulle captazioni del Gran Sasso, qualora vi fossero stati problemi, avrebbero mandato “a scarico” l’acqua che avesse presentato anche lievi anomalie. In realtà, rimanendo ai fatti, all’inizio di settembre, nelle captazioni del versante Aquilano, furono rilevate tracce di un Diclorometano (un solvente utilizzato spesso per rimuovere vernice eo grassi, ed anche nell’industria alimentare ndr), seppur ampiamente sotto i parametri di legge. Prudenzialmente, sia Ruzzo Reti che il SIAN della ASL di Teramo hanno effettuato  analisi sul pozzetto di derivazione situato in prossimità del Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso; tali analisi hanno confermato che non vi erano superamenti dei parametri di legge, ma, prudenzialmente, avendo le analisi del SIAN evidenziato qualche lieve anomalia, lo stesso SIAN ne ha disposto il non utilizzo fino a nuovo provvedimento. A valle di tale episodio Ruzzo Reti ha, inevitabilmente, dovuto integrare il mancato prelievo dal Gran Sasso (ca 100 l/s) continuando ad utilizzare l’acqua potabilizzata nell’impianto di Montorio al Vomano, che, al contrario, in quel periodo dell’anno, solitamente viene chiuso per effettuare le manutenzioni periodiche. Nelle settimane seguenti Ruzzo Reti ha continuato ad effettuare analisi di laboratorio volte a verificare la qualità dell’acqua captata nel medesimo pozzetto, pur non immessa in rete, e non è mai stato rilevato alcun tipo di problema. Dunque, ha sollecitato il SIAN a consentirne il riutilizzo. Il SIAN, prudenzialmente, non ha consentito la reimmissione in rete; quindi, necessariamente, Ruzzo Reti ha dovuto chiedere alla Regione Abruzzo il prolungamento del cosiddetto ”Stato di emergenza idrica” propedeutico all’autorizzazione alla captazione delle acque che debbono essere poi trattate dall’impianto di potabilizzazione di Montorio al Vomano. Tale indispensabile proroga nell’utilizzo del potabilizzatore ha indotto altresì Ruzzo Reti ad avanzare istanza risarcitoria nei confronti del Laboratorio di Fisica Nucleare per via dei maggiori costi sopportati nel processo di potabilizzazione. Si ribadisce quindi che non è MAI ACCADUTO che acqua contaminata sia stata immessa in rete e che i sistemi di controllo sia di Ruzzo Reti che degli organi preposti al controllo non consentirebbero il verificarsi di tale fattispecie. Infine si richiamano tutti ad una maggiore attenzione nella divulgazione di notizie false o volte a strumentalizzare episodi che, nella gestione di un bene prezioso come l’acqua potabile, deve essere accuratamente evitata". 16 dicembre 2016


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