"I Laboratori di Fisica nucleare sono ospitati nel massiccio del Gran Sasso che, per l'Abruzzo, assume innumerevoli significati: il gigante che dorme; la più alta montagna dell’Appennino; il simbolo indiscusso di un Parco nazionale; la congiunzione con il resto del Paese tramite un’importante arteria autostradale (che però lo ha ferito al cuore con un inspiegabile progetto ingegneristico); ma soprattutto rappresenta la più grande risorsa d’acqua della regione, capace di rifornire oltre la metà della popolazione abruzzese (circa 700.000 persone)...". Lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da parte dell'Osservatorio indipendente sull'Acqua del Gran Sasso ( Wwf, Legambiente, Mountain Wilderness, Arci, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d'Italia, Fiab, Cai, Italia Nostra e Fai) in vista della visita del Capo dello Stato del prossimo 15 gennaio nella nostra regione, per l'evento celebrativo dei 30 anni di attività scientifica dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare (Infn). 
Per l'occasione gli ambientalisti avevano chiesto di poter effettuare un sit in ad Assergi, dove sono i Laboratori, ma l'autorizzazione è stata negata, tra le polemiche, dalla Questura.

"Nell'ultimo anno  -  si legge nella missiva - l'Abruzzo è stato colpito da innumerevoli emergenze: dalle terribili scosse di terremoto dall'agosto 2016, al grave maltempo del gennaio 2017, fino alla crisi idrica del maggio del 2017 nell'intera provincia di Teramo. L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare il prossimo 15 gennaio festeggia i 30 anni di attività dei Laboratori del Gran Sasso, uno dei massimi centri di ricerca che l'Italia può vantare... Ed è proprio in questo ultimo prezioso bene che l’intera comunità abruzzese negli anni è stata più volte colpita: come ormai accertato da tutti gli enti interessati, l’interferenza con l’acquifero del Gran Sasso, sia dei Laboratori sotterranei di Fisica Nucleare, sia delle gallerie autostradali dell’A24, ha più volte messo a rischio la principale risorsa idrica della regione".

"Tra l’8 e 9 maggio 2017, - viene spiegato - a causa di un ultimo incidente, le cui dinamiche sono ancora da chiarire, il consumo d’acqua proveniente dal Gran Sasso è stato vietato in quasi tutta la provincia teramana, determinando una situazione di caos con vere e proprie corse all’accaparramento di acqua in bottiglia nei negozi e nei centri commerciali". Da qui è nato l'Osservatorio "l’obiettivo è fornire un contributo per la ricerca delle soluzioni da adottare ad una situazione che perdura da troppi anni e che ha visto nel passato anche il sequestro dei Laboratori e la nomina di un commissario straordinario da parte del Governo nazionale per la gestione dell’emergenza, nonché la spesa di oltre 80 milioni di euro per interventi di messa in sicurezza". 

L'Osservatorio - viene aggiunto - ha dato vita ad una serie di incontri pubblici e tante altre iniziative molto partecipate sul territorio ma dobbiamo evidenziare con rammarico come ancora oggi non ci sia chiarezza e non si manifesti una volontà di collaborazione da parte di tutte le istituzioni preposte alla gestione di tale situazione. La Regione Abruzzo ha sempre negato all’Osservatorio, così come a qualsiasi altro soggetto della società civile, di partecipare quale “uditore” alla Commissione tecnica per la gestione del rischio idrico del Gran Sasso, mentre abbiamo dovuto registrare una posizione ondivaga da parte dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare che, ad oggi, non ha rispettato il Protocollo d’intesa sottoscritto su iniziativa della Regione e non ha fornito soddisfacenti rassicurazioni rispetto agli esperimenti condotti nei Laboratori per i quali vengono utilizzate grandi quantità di sostanze pericolose e, per il futuro, anche radioattive".

"Per denunciare questo deficit di trasparenza, - viene ancora sottolineato - lo scorso 11 novembre a Teramo l’Osservatorio ha organizzato la Manifestazione per l’Acqua Trasparente, un corteo pacifico, ma fortemente determinato, che ha attraversato il centro cittadino e che ha visto l’adesione dell’Assemblea dei sindaci dei Comuni della Provincia di Teramo, di decine e decine di associazioni, comitati, sindacati e forze politiche, ma soprattutto di oltre 3.000 cittadini che hanno marciato per chiedere trasparenza, partecipazione e sicurezza nella gestione dell’acquifero del Gran Sasso".

"L’interferenza tra acquifero/autostrada/laboratori - denuncia l'Osservatorio - costituisce un potenziale pericolo per centinaia di migliaia di persone che bevono l’acqua del Gran Sasso, per l’ambiente e anche per l’economia di questo territorio. Tale situazione è nota dall’inizio degli Anni 2000 grazie alle prime denunce delle associazioni ambientaliste che, anche in questo caso, hanno anticipato le Istituzioni nell’individuazione dei problemi. Ma nonostante siano passati più di 15 anni non si sono ancora compiute le scelte necessarie per risolvere questa situazione e, anche dopo l’emergenza dell’8/9 maggio 2017, non si registrano concreti passi avanti.

Come Osservatorio chiediamo quindi di porre la giusta attenzione a tale problematica e di garantire la piena applicazione dell’articolo 118 della Costituzione che permette in senso orizzontale al cittadino, sia come singolo, sia attraverso i corpi intermedi, di avere la possibilità di cooperare con le Istituzioni nel definire gli interventi che incidono sulle realtà sociali a lui più vicine, avendo ben presente che in questo caso entrano in gioco due beni tutelati dalla Costituzione: l’ambiente (art. 9) e la salute (art. 32).
L’Osservatorio vuole essere parte della soluzione del problema, vuole svolgere un ruolo di stimolo e collaborazione". 

Fin qui la lettera, consegnata al prefetto di Teramo, come concordato con l'Ufficio del cerimoniale della Presidenza della Repubblica. Ma la controversia, ora, è sul diniego della Questura dell'Aquila "ad un piccolissimo presidio pacifico", in sostanza "a poter manifestare per l'acqua pulita", come spiega, in un comunicato, il Forum H2O. Le ragioni del no - scrive il Forum - "sono, secondo noi, lunari. Si parla dei Laboratori come "obiettivo sensibile" per i quali vi è bisogno di un'area di sicurezza più vasta per cui è vietato manifestare anche davanti ai cancelli, all'esterno della recinzione. Quindi siamo al paradosso che 20 cittadini (tanto era scritto nella richiesta) che hanno problemi con l'acqua, diritto umano fondamentale, e che vogliono cercare di segnalare simbolicamente al loro presidente un problema, sono evidentemente più rischiosi per la sicurezza del problema stesso, la presenza totalmente irregolare secondo le leggi del paese di 2.300 tonnellate di sostanza pericolose nei laboratori praticamente dentro l'acquifero che disseta 700.000 persone".

"Dopo una serie di telefonate, la Questura, evidentemente non paga di considerazioni che a nostro avviso vanno oltre l'antidemocraticità, ha proposto stamattina, sempre telefonicamente, come luogo alternativo L'Aquila, a 12 km di distanza, visto che, come scrive nel provvedimento di diniego, l'acquifero del Gran Sasso è grande e si può manifestare altrove. Ci sarebbe intanto da riprenderli in geografia visto che il corpo idrico sotterraneo significativo della conca di L'Aquila (denominato "Piana dell'alta valle dell'Aterno" nella carta idrogeologica della Regione) è un altro rispetto a quello del Gran Sasso ma sembrano anche ignorare che le captazioni degli acquedotti di L'Aquila e Teramo sono letteralmente dentro ai Laboratori e ai tunnel e che, ovviamente, il nostro intento era sensibilizzare il presidente e le altre istituzioni in visita proprio ai Laboratori. Purtroppo i tempi ristretti rendono impossibile un ricorso".

Ovviamente - continua il Forum Acqua - a Mattarella "si deve parlare dei rilevanti risultati scientifici, ma auspichiamo che il tutto non diventi un'acritica agiografia con la rimozione dei fatti che stanno condizionando la vita di centinaia di migliaia di cittadini: i danni all'acquifero derivanti dalla realizzazione dei tunnel e dei Laboratori, con abbassamento della falda di 600 metri all'incidente del 2002 con il trimetilbenzene; il sequestro dei Laboratori avvenuto nel 2003 alla spesa inutile di 84 milioni di euro da parte del commissario di Governo Balducci; la perdita nel 2016 del temibile diclorometano nell'acqua all'incredibile irregolarità nello stoccaggio nella montagna di acqua ragia e trimetilbenzene per 2.300 tonnellate; la presenza del rischio sismico al Piano di Emergenza per la popolazione scaduto da anni per un Impianto a Rischio di Incidente Rilevante".
13 gennaio 2018


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