Francavilla al Mare (Chieti), 24 apr. '13 - Un fatturato che negli ultimi tre anni è cresciuto del 6%, in assoluta controtendenza rispetto alla crisi in corso. Fanno eccezione solo le microimprese, quelle con meno di due occupati, con un saldo negativo del 21,3%. Andamento positivo in generale anche sul fronte dell'occupazione, in particolare per le grandi imprese che hanno fatto registrare addirittura un aumento degli occupati del 19,7%. Sono questi alcuni dei dati del Report agroalimentare regionale, uno studio dettagliato su un campione significativo di imprese aderenti al Polo di innovazione Agire (40 su 100), realizzato dallo stesso consorzio Agire insieme ad Università di Teramo e Inea (Istituto Nazionale Economia Agraria) e in collaborazione con il Cresa. Il rapporto è stato illustrato ad imprenditori e giornalisti dall'amministratore delegato, Donato De Falcis, in occasione del primo Meeting dell' Agroalimentare d'Abruzzo, tenutosi all'hotel Villa Maria di Francavilla al Mare (Chieti). "In Abruzzo - ha sottolineato l'amministratore delegato del Polo Agire, Donato De Falcis - le imprese agroalimentari sono circa 2.300 distribuite nelle quattro province. Poche sono di capitali, la maggior parte di persone fisiche e piccole. Quindi esiste un margine di manovra molto alto". In particolare, 794 sono in provincia di Chieti, 508 in quella di Pescara, 502 dell'Aquila e 480 di Teramo. Tra queste, la parte del padrone la fanno le imprese di prodotti da forno e farinacei (350 nel Chietino, 287 nell'Aquilano, 252 nel Pescarese e 236 nel Teramano). Il rapporto "2013 Congiuntura agroalimentare abruzzese" del Polo Agire ribadisce, inoltre, che l'agroalimentare, in Abruzzo, vanta un fatturato di circa 2,4 miliardi di euro, di cui 500 milioni riguardanti l'export anche se, in quest'ultima voce, ha riferito De Falcis, "nell'ultimo anno la festa si sta attenuando". Crescono vino e pasta e, tra i Paesi che scelgono prodotti abruzzesi per la tavola (dati 2012), la Germania resta al top con il 19,7%, seguita da Usa (13%) e Francia (12,4%). Il miglioramento dei prodotti appare l'obiettivo prioritario delle aziende del campione, anche se nel caso delle piccole imprese (quelle con meno di 10 dipendenti) sono più rilevanti lo sviluppo dei mercati e l'internazionalizzazione e in quello delle micro imprese la seconda priorità in assoluto è il miglioramento dell'organizzazione commerciale. La scarsa possibilità di accesso a risorse finanziarie e i costi troppo elevati appaiono i principali ostacoli all'innovazione da parte delle imprese del campione, con l'eccezione delle grandi imprese che invece individuano come maggiore difficoltà quella di trovare partner per farlo. La mancanza di informazione sui mercati è percepita come limite all'adozione di innovazione, in particolare da parte delle piccole e medie imprese.

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